Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 03 Maggio 2021
Continua a diminuire la popolazione in Italia: a Bergamo la speranza di vita si riduce di 4,3 anni per gli uomini e 3,2 per le donne
Il report dell’Istat: pesa l’effetto della pandemia sulla nostra provincia.
Continua a diminuire la popolazione in Italia. Secondo un report dell’Istat, al 1° gennaio 2021 i residenti ammontano a 59 milioni 259 mila, 384 mila in meno su base annua. Raggiunto il minimo di nascite e il massimo di decessi: 7 neonati e 13 decessi per mille abitanti. Flussi migratori con l’estero frenati: il saldo è di +79 mila, pari a 1,3 per mille abitanti, la metà del 2019. Età media in ulteriore rialzo: 46 anni al 1° gennaio 2021.
Nel 2020 la pandemia da Covid-19 ha prodotto effetti non soltanto, per quanto prevalentemente, sulla mortalità ma anche sulla mobilità residenziale interna e con i Paesi esteri, arrivando a incidere persino sui comportamenti riproduttivi (nell’ultimo mese dell’anno) e nuziali. Ne scaturisce un quadro globale, già di per sè fortemente squilibrato da dinamiche demografiche deboli sul versante del ricambio della popolazione, nel quale le stesse problematiche risultano accentuate e moltiplicate.
Alla luce di dati molto consolidati che coprono tutto il 2020 ma che per il momento sono da considerarsi provvisori, le nascite risultano pari a 404 mila mentre i decessi raggiungono il livello eccezionale di 746 mila. Ne consegue una dinamica naturale (nascite-decessi) negativa nella misura di 342 mila unità.
Gli effetti del lockdown hanno poi determinato inevitabili ripercussioni sul versante dei trasferimenti di residenza. Le iscrizioni dall’estero sono state 221 mila e le cancellazioni 142 mila. Ne deriva un saldo migratorio con l’estero positivo per 79 mila unità, il valore più basso degli anni 2000 e in grado di compensare solo in parte l’effetto negativo del pesante bilancio della dinamica naturale.
Il riflesso di tali andamenti comporta un’ulteriore riduzione della popolazione residente, scesa al 1° gennaio 2021 a 59 milioni 258mila. Ininterrottamente in calo da 7 anni consecutivi, e specificamente dal 2014 quando raggiunse la cifra record di 60,3 milioni di residenti, l’ammontare della popolazione registra nel 2020 una riduzione di 384mila unità sull’anno precedente (-6,4 per mille residenti).
Con l’eccezione del Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille, tutte le regioni sono interessate da un decremento demografico. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Molise (-13,2) e Basilicata (-10,3) sono le regioni più colpite; tra quelle del Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9).
Scendendo di un livello nell’analisi territoriale, la provincia di Isernia è quella che evidenzia la situazione maggiormente critica, per via di un tasso di variazione che in un anno le sottrae circa l’1,5% della popolazione. Sono comunque numerose, e concentrate nel Nord-ovest, le province che nel 2020 perdono almeno l’1% della popolazione. In particolare, le province di Vercelli, Asti, Alessandria e Biella in Piemonte; le province di Savona e Genova in Liguria, quelle di Pavia e Cremona in Lombardia. La provincia di Bolzano (+2 per mille), al contrario, è l’unica a vantare un saldo demografico positivo.
Per effetto del forte aumento del rischio di mortalità, specie in alcune aree e per alcune fasce d’età, che ha dato luogo a 746 mila decessi (il 18% in più di quelli rilevati nel 2019), la sopravvivenza media nel corso del 2020 appare in decisa contrazione. La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell’anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno.
Su base provinciale la correlazione tra la mappa della diffusione della pandemia e quella della sopravvivenza persa in base ad anni vissuti è ancora più netta che su scala regionale. Emerge la specificità di alcune aree del Paese, più colpite dalla pandemia nella sua fase di esplosione iniziale. Tra queste, la provincia di Bergamo, dove per gli uomini la speranza di vita alla nascita è più bassa di 4,3 anni rispetto al 2019, e le province di Cremona e Lodi, entrambe con 4,5 anni in meno. In queste tre specifiche realtà sono ingenti anche le variazioni riscontrate tra le donne: -3,2 anni per Bergamo e -2,9 anni per Cremona e Lodi. Dati, questi ultimi, che arretrano le lancette del tempo al 2003.
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