Condannata la killer dei gatti
Due anni di libertà vigilata

Sei mesi per l’uccisione di due gattini, con il riconoscimento di un parziale vizio di mente. La denuncia partita dall’Enpa sezione di Bergamo.

Si è concluso nella mattinata di martedì 17 dicembre al Tribunale di Lecco il processo con rito abbreviato nei confronti della 41enne denunciata dall’Ente Nazionale Protezione Animali nel 2018 e accusata dell’uccisione e del maltrattamento di alcuni gattini che vivevano nella sua abitazione. L’imputata è stata condannata per il reato di uccisione di due felini e il maltrattamento di uno dei suoi gatti. Il giudice ha disposto nei suoi confronti la libertà vigilata per due anni. «Rimane la grande preoccupazione che la donna sia nella condizione di tornare ad uccidere ancora» commenta Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa.

Il caso è stato aperto nell’agosto 2018 dall’Enpa, sezione di Bergamo (punto di riferimento anche per il Lecchese) che ha denunciato la donna per la morte e le presunte vessazioni subite dai gatti che la 41enne aveva avuto in affidamento da persone assolutamente ignare e in buona fede, persino da un veterinario. Questa mattina la sentenza: la donna è stata condannata a sei mesi per l’uccisione di due gattini, con il riconoscimento di un parziale vizio di mente, e a pagare un simbolico risarcimento di 500 euro all’Enpa, oltre che alla confisca definitiva di quattro gatti che le erano stati precedentemente sequestrati. Dei quattro gatti che secondo l’accusa aveva maltrattato è stato riconosciuto il reato di maltrattamenti di uno, in quanto negli altri tre casi «il fatto non sussiste». Il giudice ha disposto nei confronti della donna il divieto di detenzioni di animali e la libertà vigilata per due anni al Cps di Lecco dove sarà monitorato il suo percorso psichiatrico.

«Nel rispetto delle sentenze, e nella consapevolezza di aver ottenuto il risultato importante che la donna non possa più detenere animali – afferma la Presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi – rimane però la grande e concreta preoccupazione che anche dopo questa condanna sussistano le condizioni per cui la donna possa tornare ad uccidere e a reiterare i reati per cui è stata condannata».

«Nonostante la condanna minima irrogata all’imputata – afferma Claudia Ricci, avvocato Enpa – considerando il vizio parziale di mente, deve comunque evidenziarsi l’importanza di avere comminato la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni a carico della stessa. L’Enpa da diversi anni evidenzia che i soggetti maltrattatori di animali debbano considerarsi socialmente pericolosi. Va, infatti, sottolineato che l’Enpa in sede processuale aveva anche nominato un consulente di parte al fine di valutare la sussistenza di dinamiche socialmente pericolose».

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