Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 09 Settembre 2019
Gasperini cittadino onorario di Bergamo
«Il regalo più bello della mia vita» - Foto
La cerimonia questa sera, lunedì 9 settembre, a Palazzo Frizzoni. Il grazie del sindaco, Giorgio Gori, che ha consegnato al mister nerazzurro, molto commosso, la speciale pergamena: «I risultati straordinari dell’Atalanta sono merito della società e dei giocatori, ma tutti abbiamo riconosciuto quel contributo in più che è venuto proprio da mister Gasperini: con la cittadinanza onoraria vogliamo riconoscergli la nostra gratitudine per tutto quello che ha fatto. Da oggi in avanti sarà sempre profondamente e orgogliosamente bergamasco». Percassi: «Riconoscimento strameritato».
Gian Piero Gasperini è da oggi, lunedì 9 settembre, cittadino onorario di Bergamo. Dopo che il Consiglio comunale aveva approvato all’unanimità la proposta avanzata dal sindaco Giorgio Gori, il tecnico piemontese ha ricevuto l’investitura ufficiale a Palafrizzoni, durante una seduta straordinaria del Consiglio comunale. In prima fila ad applaudirlo la sua famiglia, oltre a una nutrita rappresentanza bipartisan di politici locali e di semplici tifosi. Presente anche il presidente nerazzurro, Antonio Percassi, insieme al direttore operativo Roberto Spagnolo, al direttore generale Umberto Marino e al direttore sportivo Gabriele Zamagna. È stato il sindaco Giorgio Gori, che aveva per primo avanzato la proposta di insignire l’allenatore della cittadinanza onoraria, a consegnare a Gasperini la speciale pergamena «per aver guidato la squadra dell’Atalanta a traguardi di straordinario valore sportivo che aggiungono lustro e visibilità all’intera città, proiettata in una dimensione internazionale di grande prestigio».
Gasperini è apparso visibilmente commosso, ha più volte interrotto il suo discorso per l’emozione: «Vogliamo vivere altre emozioni, forse ancora più forti, abbiamo voglia di dare entusiasmo e felicità alla gente, perché in tutta questa storia quello che ci ha più emozionato è stata la felicità negli occhi dei tifosi. Per me non è un premio, ma il regalo più bello della mia vita».
«Divertimento, emozione, orgoglio: sono solo alcune delle emozioni che abbiamo condiviso in questi tre anni – ha detto il sindaco Giorgio Gori –. I risultati straordinari dell’Atalanta sono merito della società e dei giocatori, ma tutti abbiamo riconosciuto quel contributo in più che è venuto proprio da mister Gasperini: con la cittadinanza onoraria vogliamo riconoscergli la nostra gratitudine per tutto quello che ha fatto». Il presidente Percassi ha parlato di «riconoscimento strameritato, Gasperini deve restare a vita a Bergamo» (la fotogallery è di Beppe Bedolis).
IL DISCORSO DI GORI
«Venticinque anni fa, nel 1994, Gian Piero Gasperini, classe 1958, di Grugliasco, poco distante da Torino, iniziava la sua carriera da allenatore delle giovanili della Juventus. Ci aveva giocato, nelle giovanili bianconere, ci era entrato quando era ancora solo un bambino, nel 1967, prima di diventare calciatore professionista e girare mezza Italia, con l’esperienza a Pescara a fare da punto più alto della sua carriera da giocatore, capitano in serie A per un paio di stagioni e una decina di reti segnate, prima di ritirarsi a Pesaro nel 1993. Nel 2003 il calcio dei grandi lo nota dopo la vittoria del Torneo di Viareggio, la Coppa più ambita per le squadre Primavera, trofeo che la sua Juve alzò al cielo dopo aver sconfitto in finale lo Slavia Praga. Dopo il Viareggio per Gian Piero si aprono le porte del Crotone, squadra che lui riesce a portare fuori dalla palude della serie C verso il calcio che conta, la serie B. È qui che il patron del Genoa Preziosi lo trova quando decide di affidargli i rossoblu nel campionato 2006/07. Non è un campionato qualunque, quello della Serie B, quell’anno. Tra le rivali del Genoa c’è proprio la sua Juve, quella di Del Piero, Nedved, Trezeguet, Buffon, Camoranesi, retrocessa e penalizzata dopo lo scandalo di calciopoli. Il Genoa arriva terzo, dopo i bianconeri e il Napoli, squadra con cui, all’ultima giornata, i rossoblu pareggiano in casa, facendo sì che – per la prima volta da quando esiste la formula – non sia necessario giocare i play-off per la promozione, perché le prime tre danno più di 10 punti di distacco alla quarta».
« La stagione 2006/07 gli vale la panchina d’argento, quella che i colleghi riconoscono al miglior allenatore della stagione appena chiusa di Serie B. Gasperini in A con il Genoa farà grandi cose, come il quinto posto che per un soffio non consente al Grifone di qualificarsi in Champions League nel 2008/09, a pari punti con la Fiorentina ma condannato dagli scontri diretti. Poi una salvezza tranquilla e la prima esperienza europea, finita nel girone di Europa Leaugue. Lascerà il Genoa nel novembre 2010, dopo un avvio di stagione non esaltante e una decina di partite giocate. Approda così sulla panchina di una grande squadra, l’Inter, che gli affida l’incarico che è appena stato di Mourinho e Benitez. I nerazzurri lo esonerano dopo 5 partite, in cui non arriva nessuna vittoria. 73 giorni soltanto, segnati dalla sconfitta pesante a Novara. Ci tornerò tra poco. Nel 2012 tocca alla panchina del Palermo. Gioca la sua prima partita con la nuova squadra contro l’Atalanta, proprio qui a Bergamo: da qui dunque riparte la sua scalata dopo l’esperienza con l’Inter. E dopo l’Atalanta ancora sarà esonerato, con la Dea a vincere 2-1 a Palermo e a condannare Gasperini a lasciare il posto a Malesani (che sarà esonerato 3 giornate dopo e costringerà Gian Piero a sedere in panchina per un altro paio di gare prima di chiudere definitivamente la sua esperienza con la squadra siciliana e il suo ”complicato” presidente Zamparini). Tornerà quindi al Genoa, da Preziosi, tre anni dopo l’ultima volta sulla panchina rossoblu. Ci starà per altre 3 stagioni, due salvezze tranquille e una qualificazione all’Europa League vanificata solo dai conti non proprio floridi della società e da bonifici sbagliati, cose che non consentirono di avere la Licenza UEFA per disputare le Coppe Europee».
«Gian Piero arriva allora a Bergamo. Non voglio soffermarmi troppo su quel che Gasperini ha fatto con l’Atalanta in questi anni. Vorrei solo ricordare un episodio che è stata una vera e propria “sliding door” nella carriera e nella vita di Gasperini. A fine settembre del 2016 si parlava di un suo possibile esonero – lo ricorderete – dopo sole cinque partite sulla panchina dei nerazzurri. La sua Atalanta non aveva ancora vinto, era penultima in classifica dopo aver raggranellato un solo punto contro il Crotone. Le altre furono solo sconfitte. Peggior difesa del campionato. Come all’Inter qualche anno prima, nessuna vittoria in poco più di 70 giorni. Ma Percassi non è Moratti. E Gasperini scende in campo con il Napoli con la mano libera, con la possibilità di schierare i giovani che fino a una settimana prima si allenavano con la Primavera nerazzurra. Se siamo qui oggi, è perché quella partita Gasperini e i suoi ragazzi la vinsero. Il resto lo conoscete già».
«Prima di tutto vorrei ringraziare Antonio e Luca Percassi per non aver esonerato Gasperini. Credo che anche loro si rendano conto di quanto sia stato importante quel passaggio per la storia dell’Atalanta. In secondo luogo vorrei ringraziare Gian Piero, a cui oggi consegniamo la cittadinanza onoraria della nostra città. Innanzitutto perché non abbiamo mai visto giocare l’Atalanta così bene a calcio in tutti questi anni. Perché con lui in panchina l’Atalanta è entrata nel calcio che conta, prima nella parte sinistra della classifica, poi Europa dopo, fino alla Champions League. Perché ha contribuito a portare il nome di Bergamo nel mondo attraverso i colori nerazzurri, e lo ha fatto con un calcio che fa dell’organizzazione, dell’intensità, del divertimento i propri punti di forza. Lo stesso divertimento con il quale Gian Piero fa il suo lavoro. Gian Piero Gasperini non è una persona semplice – dicono quelli che lo conoscono bene –: anzi, sa essere anche spigoloso: ma a noi importa poco. Ci importa molto di più quello che Gasperini e i suoi ragazzi ci hanno dato sul campo: emozioni, vittorie, la sensazioni di poter battere chiunque, facendolo con il lavoro, con il sacrificio, con l’alto senso del proprio mestiere e del proprio ruolo. Mai un eccesso, polemiche inutili, comportamenti non professionali. Il no alle sirene che volevano Gasperini sulla panchina della Roma per restare a Bergamo e provare l’avventura in Champions».
« La sensazione è che il meglio per Gasperini sia ancora da venire, che ogni stagione rappresenti un crescendo e una crescita nella sua carriera, che stia continuando a imparare e a dare qualcosa di nuovo a questo sport e al nostro calcio, avaro di favole e sempre più dominato dalle logiche di mercato. Alla bacheca dei trofei oggi ne aggiungiamo un altro, la cittadinanza della nostra città: un’onorificenza e un onore che pesano quanto una coppa di quelle importanti, perché con i bergamaschi non è facile stabilire legami come quello che si è stretto con Gasperini in questi anni. Tra poche settimane l’Atalanta ritroverà la sua casa, quel Gewiss Stadium che viene rinnovato in questi giorni. Ecco, io credo che Gasperini l’abbia già trovata casa sua. E anche se un giorno il suo destino professionale lo dovesse portare altrove, da oggi in avanti sarà sempre profondamente e orgogliosamente bergamasco».
IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE, FERRUCCIO ROTA
«Gentilissime signore ed egregi signori, benvenuti a questa seduta di consiglio comunale straordinario nella quale viene conferita la cittadinanza onoraria a Gian Piero Gasperini. Il Comune di Bergamo ha conferito negli anni diverse cittadinanze onorarie – ultime delle quali a Liliana Segre nel 2005, al cardiochirurgo Magdi Habib Jacoub nel 2007, all’Associazione Nazionale Alpini nel 2010, all’alpinista Simone Moro nel 2016 – quali riconoscimenti per l’impegno di queste personalità nell’aver reso più alto prestigio alla città di Bergamo, oltre alle cittadinanze onorarie “Giovanni XXIII” conferite a Ernesto Olivero nel 2015 e Andrea Riccardi nel 2018».
«Questa sera cittadino onorario è Gian Piero Gasperini. Il sindaco Giorgio Gori ripercorrerà nel suo intervento la carriera di Gian Piero Gasperini. Mi sia permesso di esprimere alcune considerazioni sul lavoro svolto dal mister negli ultimi tre anni. Possiamo dire che la rivoluzione calcistica di Gian Piero Gasperini a Bergamo ha inizio nello stadio Atleti Azzurri d’Italia (ex Brumana per i più attempati) in una domenica autunnale, il 2 ottobre 2016. Gian Piero Gasperini, dopo i primi risultati altalenanti, propone una formazione “inedita” che per certi aspetti stupisce e inquieta il popolo atalantino presente allo stadio e non solo, fino ad allora abituato alla proverbiale prudenza bergamasca: “primo non prenderle” con difese rocciose e squadre chiuse che ripartono in contropiede».
«È’ forse a tutti noto il risultato finale di quella contesa: i giovani atleti, per lo più semi sconosciuti e comunque non accreditati a gloriose carriere, schierati da Gian Piero Gasperini battono 1 a 0 la corazzata Napoli. È l’inizio di un nuovo modo di fare calcio a Bergamo, un calcio offensivo e spettacolare che produce una entusiasmante cavalcata con 72 punti al termine del campionato, il record, con il 4° posto in classifica e la qualificazione diretta alla Europa League; nel 2017-2018 il 7° posto, entusiasmanti partite in Europa League, nel 2018-2019 il 3° posto, la finale di Coppa Italia e la qualificazione alla Champions League… siamo ai giorni nostri… quelli in cui Bergamo sogna… ma da buoni bergamaschi con i piedi ben piantati a terra. Le magie tattiche di mister Gasperini, la solidità societaria merito delle capacità di visione del presidente Antonio Percassi, di suo figlio Luca e tutto lo staff tecnico, un pizzico di buona sorte che aiuta chi sa osare, sono tutti componenti che generano successi sportivi fino a pochi anni fa inimmaginabili per l’Atalanta e che, anche loro, contribuiscono a proiettare Bergamo in una dimensione europea».
«L’Atalanta diviene un eccezionale testimone positivo della nostra splendida città nel mondo. In 112 anni di storia l’Atalanta ha vissuto momenti di gioia: la vittoria in Coppa Italia nel 1963 con Paolo Tabanelli allenatore e il bergamasco Angelo Domenghini autore di tre goal nella finale con il Torino; la semifinale di Coppe delle Coppe nel 1988 con allenatore l’indimenticabile Emiliano Mondonico, per tutti il Mondo, ed il capitano Glenn Stromberg, in quell’occasione, come in molte altre, in tribuna un tifoso d’eccezione: Felice Gimondi – per cui chiedo un affettuoso e sentito applauso –, … ma anche alcune lancinanti delusioni come la retrocessione in serie C nel 1981, un po’ di retrocessioni in serie B ma quasi subito accompagnate da risalite in serie A. L’Atalanta detiene il titolo di reginetta delle provinciali con 59 presenze in serie A. Bergamo ha quindi vissuto molte pagine calcistiche di sicuro interesse ma forse mai, e qui penso di non sbagliarmi o essere smentito, come in questi ultimi tre anni dell’era Gasperini, una continuità impressionante di bel gioco con manovre ariose a tutto campo, grande intensità e risultati entusiasmanti, anche nelle partite perdute la squadra ha sempre cercato di imporre un calcio propositivo e spettacolare».
«Una filosofia calcistica che può essere mutuata nella vita di tutti i giorni: partecipare con la convinzione di potere competere e farcela anche in situazioni in cui la squadra avversaria appare più forte e blasonata, i sogni si possono molte volte realizzare e se non tutti riescono si può e si deve ritentare, nulla in ambito sportivo è impossibile. Consapevoli che le conquiste necessitano di sacrifici, nel calcio come in tutti gli sport, con sistematici e duri allenamenti (come più volte dichiarano i calciatori allenati da mister Gasperini), il rispetto delle regole e del gruppo, il sacrificio e l’aiuto reciproco che fa squadra. Così nella vita sono richiesti anche sacrifici per raggiungere certi obiettivi ma nel contesto di una comunità civile solidale attenta alle necessità delle persone più deboli, più svantaggiate e che si impegna a rimuovere tutti gli ostacoli che determinano ingiustizie generatrici di sofferenze: è un gioco di squadra in cui ogni persona è importante, ha un ruolo, da un contributo secondo le proprie capacità e possibilità».
«Non vogliamo questa sera occultare le contraddizioni ed esagerazioni presenti nel mondo del calcio professionistico o le esasperazioni, brutti spettacoli e canagliate che troppe volte squallide frange di personaggi (non riesco e non voglio usare neanche il termine di presunti tifosi) mettono in scena dentro e fuori gli stadi. Situazioni inaccettabili da eliminare e condannare senza se e senza ma. Vogliamo il calcio, fenomeno sociale , uno spettacolo che produce passioni, genera entusiasmi ma sempre in un clima di reciproco rispetto e serenità dentro e fuori il campo, è quello che tutti noi questa sera auspichiamo. Oggi il calcio che propone mister Gian Piero Gasperini è questo: spettacolo, divertimento e per i “tifosi militanti” passione, appartenenza e gioia di partecipare. I bergamaschi tifosi, da sempre, non dicono vado allo stadio per assistere alla partita ma “vado all’Atalanta”, una immedesimazione tra città e squadra che forse ha pochi uguali in altre realtà italiane ed europee».
«Come già detto l’Atalanta con le sue vittorie è un eccezionale testimone positivo della nostra splendida città nel mondo, sia per il turismo che più in generale per le relazioni socio economiche. Un recente studio diffuso dal Sole 24 Ore e richiamato in un articolo su l’Eco di Bergamo del 3 settembre certifica che “l’indice di sportività” pone Bergamo al 7° posto in Italia e prima tra le provincie lombarde (la seconda è Varese al 14° posto) e questo è dovuto in larga parte all’effetto Dea. Ma, non meno importante, oltre alla promozione verso l’esterno, i successi dell’Atalanta sono anche motivo di momentanea gioia per le tante persone sole o che vivono situazioni di difficoltà. Certo le vittorie ed il bel gioco non risolvono i loro problemi ma producono frammenti di serenità, un sorriso, sussulti di orgoglio in vite a volte complicate. Per i bergamaschi, anche quelli che vivono gli eventi sportivi in modo più distaccato, l’Atalanta di Gian Piero Gasperini è motivo di vanto perché ne incarna i caratteri tipici locali: tenacia, determinazione, applicazione nel lavoro, dignità e generosità testimoniata nella nostra città, dalle molte realtà di volontariato presenti sul territorio».
«I bergamaschi, persone concrete e generose anche se apparentemente di poche parole, non sono abituati a voli pindarici o farsi prendere da facili entusiasmi ma questa sera dicono grazie a Gian Piero Gasperini che qualche sogno e volo con l’Atalanta lo ha realizzato e fatto provare. Mister Gian Piero Gasperini mi permetta un’ultima battuta: con questa cittadinanza onoraria lei si assume un impegno importante, non dico gravoso, sarebbe troppo: … a vita con la magica dea Atalanta a Bergamo…, ed anche se non sarà così, ma speriamo rimanga con noi a lungo, grazie di cuore per avere dato, con il suo lavoro, lustro alla nostra città di Bergamo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA