Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 12 Luglio 2017
Claudio, 82 anni ma in cordata
«Con l’Abbraccio ho superato il dolore»
La storia di Claudio Roberti, tornato dopo tanti anni in montagna. Non era più andato per il dolore a seguito della perdita di un figlio di soli 20 anni.
Se la montagna ha la forza di far superare i dolori, anche quelli grandi, alla Cordata non si poteva mancare. E così Claudio Roberti ha subito risposto sì a quella chiamata del suo Gruppo, il Geam di Martinengo, nato ufficialmente solo due anni fa. Non ha esitato dunque, anche se «la fatica di salire e scendere – confessa – si è sentita tutta. Ma grande la gioia di esserci». Perché Claudio in montagna aveva smesso di andarci a metà degli Anni Novanta, quando quel lutto in famiglia – la perdita di un figlio allora solo ventenne – gliene aveva tolto la forza e la voglia stessa. Nonostante, va aggiunto, un buon passato da «macina sentieri» che lo aveva portato anche in spedizione più volte. Gli anni d’oro erano quelli a cavallo fra il 70 e l’80. C’era stato lo Zanskar, la più intatta delle valli del Ladakh, nella zona indiana allora appena resa accessibile a turisti stranieri e alpinisti, e poi il Perù. In entrambi i casi l’obiettivo raggiunto era stato quello di salire montagne importanti, compresi i 6 mila metri.
«Quando mi hanno proposto la Cordata – racconta Claudio, che compirà gli 82 anni l’ottobre prossimo – sapevo che avrei rivisto anche i miei amici di spedizione della sottosezione Cai di Ponte San Pietro, come effettivamente è stato. Sul sentiero ho trovato il conforto degli amici: quelli di ieri, legati al Cai, e quelli di oggi, nel Geam. Senza contare – continua Claudio Oberti – che andare in Presolana domenica è stato un po’ come tornare bambino; quando frequentavo l’Oratorio dell’Immacolata e la società Scais ho mosso i primi passi proprio sulla Regina, ospite della colonia estiva di Bratto».
Le storie di domenica hanno nomi e volti diversi. Le vostre foto dell’Abbraccio oggi su L’eco di Bergamo in edicola.
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