Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 30 Ottobre 2017
Città «verdi», Legambiente dà i voti
Bergamo (26ª) bene rifiuti, male incidenti
Il rapporto annuale «ecosistema urbano» che stila la classifica delle città più verdi a livello nazionale mette Mantova al primo posto, Bergamo 26ª migliora di quattro posizioni, è quinta in Lombardia dopo Cremona, Sondrio e Lodi.
Bergamo guadagna quattro posizioni e arriva al 26° posto della classifica delle città «ecosostenibili» d’Italia. In Lombardia siamo al quarto posto dopo Mantova, che guida la classifica nazionale, Cremona, Sondrio e Lodi. È più avanti di Milano 31ª e Brescia che è invece 48ª. Un buon risultato per il capoluogo orobico che in sintesi eccelle nel riciclaggio dei rifiuti e nella depurazione delle acque e invece dovrebbe intervenire subito sull’inquinamento e soprattutto sull’incidentalità. per vedere tutto lo studio clicca qui.
Le città lombarde hanno iniziato a proiettarsi verso un nuovo modello urbano sostenibile, un po’ a rilento, ma il processo virtuoso è in corso, soprattutto nella gestione del ciclo dei rifiuti, migliore rispetto a tante altre realtà europee. Ancora insufficienti gli sforzi delle amministrazioni per promuovere stili di mobilità alternativi all’uso dell’auto privata, contenere i consumi idrici, investire sulle rinnovabili, rigenerare e rifunzionalizzare gli spazi della città pubblica che resta ancora, in larga misura, uno spazio eccessivamente in ostaggio delle automobili e sottratto ai cittadini. Mentre, con poche eccezioni, la Lombardia si conferma nella morsa dell’inquinamento atmosferico generato dal traffico. È il quadro dipinto dalla XXIV edizione di Ecosistema Urbano, il dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, che mira a tracciare una fotografia delle performance ambientali del Paese attraverso un’analisi dei risultati ottenuti dalle principali città in diversi ambiti. Aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia: sono gli indicatori presi in considerazione per stilare la graduatoria nazionale, valutando tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale.
Ecosistema Urbano 2017 è stato presentato oggi a Milano in un incontro che ha visto la partecipazione, tra gli altri, della presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni e del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, oltre che di numerosi sindaci e amministratori locali delle città capoluogo. A guidare la top ten italiana si trova Mantova, dove la differenziata sfiora l’80%, il servizio di raccolta porta a porta raggiunge tutti i residenti e - grazie a un microchip e ad un’etichetta elettronica che personalizzano e tracciano sacchetti e bidoni della spazzatura - l’utente in bolletta paga solo l’effettivo costo di smaltimento dei rifiuti non riciclabili che ha buttato via. Mantova si distingue anche per la disponibilità di verde pro capite, con 32 alberi ogni 100 abitanti ed è al secondo posto dopo Bolzano tra i centri urbani con la più estesa dotazione infrastrutturale per la ciclabilità, caratteristica questa che la accomuna con le altre città in posizione avanzata nella classifica nazionale (Cremona 11a, Sondrio 16a, Lodi 20a), quasi ad individuare nella bicicletta il principale ‘marcatore’ delle prestazioni ambientali delle città lombarde.
Milano, che nel corso degli anni s’è lasciata alle spalle il fondo della classifica arrivando quest’anno alla 31esima posizione, deve il risultato soprattutto a buone prestazioni nella depurazione idrica e nella raccolta dei rifiuti, all’efficacia di scelte innovative come Area C, car- e bike-sharing e al potenziamento del trasporto pubblico, alla riduzione dell’incidenza della motorizzazione privata (che comunque resta a livelli doppi rispetto alle altre grandi città europee). Questi dati fanno salire il capoluogo lombardo sul podio delle città dove più del 50% degli abitanti cammina, pedala, usa i mezzi pubblici: tutti indicatori in cui esiste un perfetto allineamento tra prestazione urbana e benessere dei cittadini. Milano, inoltre, in occasione del network C40 è l’unica città italiana insieme ad altre 11 metropoli globali ad aver preso impegni concreti per città più verdi e sane, con “zone a zero emissioni e libere dalle energie fossili entro il 2030” e, a più breve termine, ad acquisire solo mezzi pubblici a zero emissioni a partire dal 2025. Obiettivi pressanti perché, sul fronte aria, Milano resta insieme a Torino la città con il record negativo di superamenti dei limiti consentiti dalla normativa sui livelli di polveri sottili. Per quanto riguarda i rifiuti, Milano avvia a riciclaggio una quantità di spazzatura quattro volte maggiore di quella di Madrid o Parigi.
Proprio la qualità dell’aria è il problema centrale che distingue la Lombardia da altre regioni: 11 capoluoghi di provincia su 12, tutti ad esclusione di Sondrio, rientrano nei centri urbani con qualità dell’aria classificata come “scarsa”, superando nell’arco dell’anno i limiti della normativa comunitaria sia per Pm10 e Pm2,5 che per NO2 e O3 posti come valori guida dall’OMS per la salute umana.
«Mentre Mantova si intesta il primato nazionale, grazie ai buoni risultati sul fronte dei rifiuti e delle misure di mobilità, e Milano si conferma capitale dell’innovazione, le altre città fanno fatica a trovare una dimensione che le veda protagoniste nella produzione di benessere urbano – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – L’inquinamento atmosferico si riconferma il grande nemico della pianura Padana ma, a parte Milano, le città non ingranano la marcia giusta. Decongestionare le città dal traffico e attuare una riqualificazione energetica degli edifici aumenterebbe il benessere dei cittadini e ne tutelerebbe la salute. Purtroppo da questi obiettivi siamo ancora lontani. Serve un cambio di passo anche delle amministrazioni, anche per intercettare nuove opportunità di finanziamento».
Legambiente Lombardia, basandosi sui dati di Ecosistema Urbano, ha predisposto una ‘agenda delle città’, che mette in fila le priorità d’azione a partire dalle misure delle prestazioni rilevate dal rapporto nazionale. Come grande priorità trasversale a tutti i capoluoghi si conferma ovviamente il fronte della lotta all’inquinamento, che vede nel triangolo Milano-Monza-Como, cuore dell’area metropolitana lombarda, lo ‘zoccolo duro’ delle emissioni principalmente imputabili al traffico davvero eccessivo per come misurato dal suo indicatore più sensibile: la concentrazione di ossido d’azoto. Un altro versante su cui le città sono in grave scacco è quello dell’incidentalità stradale: i dati dei capoluoghi lombardi sono molto alti, con picchi inaccettabili di vittime a Bergamo e Milano: una conferma che è sul fronte delle politiche di moderazione del traffico autoveicolare e della ciclo-pedonalità che si potranno misurare i più importanti avanzamenti, in quanto l’automobile privata resta il principale antagonista del benessere urbano.
Restando sul tema della lotta al cambiamento climatico, l’agenda di Legambiente per la Lombardia vuole anche risvegliare i Comuni dalla loro distrazione sugli investimenti in energie rinnovabili: solo a Cremona, Lodi, Bergamo e Como si registra qualche timido, ma ancora insufficiente, segnale in questa direzione: ma davvero non sembra che gli amministratori siano consapevoli della sfida (ma anche delle opportunità) che tutte le città hanno di fronte. E affinché le politiche climatiche abbiano successo presso cittadini e imprese, il ruolo guida delle amministrazioni pubbliche è cruciale.
Sul fronte rifiuti, mentre si registrano generali avanzamenti sulla raccolta differenziata (ma solo Mantova, Cremona, Lodi, Bergamo e Como hanno superato gli obiettivi minimi di legge del 65%), è ora prioritario, per tutti, aumentare l’impegno sulla riduzione complessiva degli sprechi, primo pilastro di qualsiasi strategia di economia circolare.
È sul versante dei consumi idropotabili che tutte le città mostrano livelli troppo alti, con punte davvero eccessive a Milano, Pavia, Monza e Sondrio. Si tratta di un’inefficienza inaccettabile, che produce maggiori costi ed impatti, sia energetici che per la depurazione. Il paradosso è che a questi rilevanti impatti dei consumi idrici corrisponde una bolletta che, nelle città lombarde, è a livelli bassissimi, fino a 10 volte inferiore a quella di altre città europee: se questo significa mancanza di risorse per migliorare la gestione degli acquedotti e in generale dei servizi idrici, allora il costo da pagare finisce con l’essere molto più alto di quello percepito, perché lo spreco di acqua, anziché essere pagato dagli utenti, è scaricato sulla collettività.
«È sempre più chiaro e riconosciuto che i processi di innovazione procedono a partire dalle città – conclude Barbara Meggetto – e ciò ha forti ripercussioni anche sull’economia del territorio più vasto, oltre che sul benessere di chi nelle città vive o lavora. Se vogliamo uscire bene dal decennio di crisi, e vedere tutti i capoluoghi lombardi a pieno titolo coinvolti in modo autorevole nelle reti internazionali di cooperazione, allora le città devono darsi obiettivi e priorità da perseguire, ma soprattutto scadenze negli impegni e condivisione con le comunità cittadine. L’ecosistema urbano è tutto: ambiente e salute, ma anche coesione sociale, partecipazione, economia e politiche urbane».
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