Caso Motorizzazione, la testimonianza:
«In cambio mi chiese il pieno di benzina»

La testimonianza del titolare di un’autoscuola nel processo all’esaminatore della Motorizzazione di Bergamo, accusato di tentata concussione, corruzione, truffa e falso.

«Un giorno mi disse: vammi a ritirare un pezzo di ricambio a Songavazzo ma non so se ci arrivi perché sono secco di benzina... Mi diceva che dovevo fargli il pieno se volevo che lo cose andassero nel verso giusto». Nel verso giusto voleva dire vedere promossi gli allievi che lo avrebbero meritato, ha spiegato al collegio presieduto da Bianca Maria Bianchi il titolare di un’autoscuola della provincia di Bergamo e testimone del pm Fabrizio Gaverini nel processo all’esaminatore della Motorizzazione imputato di tentata concussione, corruzione, truffa e falso.

L’inchiesta della Stradale di Bergamo nasce dalla denuncia di un titolare di un’autoscuola di Bergamo. «Mi disse: se vuoi essere tranquillo mi devi dare 250 euro per la sessione mattutina e 150 per quella pomeridiana». È la cosiddetta «tariffa», di cui il titolare dell’autoscuola avrebbe appreso da alcuni colleghi in procura, nel maggio 2017. Ma non solo: fatte anche allusioni pesanti alle allieve durante gli esami, domande a sorpresa tra quelle non previste dal Ministero con il caso della candidata bocciata per antipatia. «Feci l’esame per ultima, a un certo punto mi disse: “Signorina, lei è una falsa bionda”. Non capii. Poi mi disse: “ Lei mi è antipatica», ha raccontato la ragazza.

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