Casi di inquinamento idrico
È allarme in Bergamasca

Arpa, in provincia 84 interventi nel 2019. Due casi su tre hanno riguardato l’inquinamento idrico. «Fondamentale collaborare con gli enti del territorio»

Bergamo è la quarta provincia lombarda per numero di emergenze ambientali gestite lo scorso anno da Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente: 84 su un totale di 711. La provincia che ha richiesto il maggior numero di interventi è risultata Brescia (134), seguita da Mantova (103) e Milano (96). Per quanto riguarda il territorio orobico, due interventi su tre hanno riguardato casi di inquinamento di corpi idrici superficiali (37 su 84, pari cioè al 44%) e casi di molestie olfattive (17 su 84, pari al 20% del totale); più indietro le emergenze legate a emissioni in atmosfera (8), incendi (6), inquinamento di suolo (5) e ritrovamento di rifiuti (4).

«Tale ripartizione ricalca quella riscontrabile nelle altre province lombarde – spiega Gianpietro Cannerozzi, che da inizio anno è stato nominato direttore del dipartimento Arpa di Bergamo – e si spiega correlandola a un altro dato significativo per la nostra attività: quasi la metà delle richieste di intervento arriva da privati cittadini che, essendo le sentinelle dell’ambiente, riconoscono immediatamente quando in un fiume o in un torrente si verifica una moria di pesci, si avverte l’odore di idrocarburi sversati, si riscontrano chiazze oleose o la presenza di schiuma derivante da qualche forma di inquinamento. Ovviamente è più difficile per un privato cittadino capire se in un terreno siano stati nascosti illecitamente dei rifiuti o, altro esempio, se in un qualsiasi sito si stiano verificando radiazioni pericolose».

Nel dipartimento bergamasco di Arpa lavorano 39 persone, di cui otto impiegati amministrativi; i 31 tecnici incaricati di effettuare i controlli sul territorio si occupano di bonifiche e attività estrattive, aria e agenti fisici, attività produttive e controlli. Ogni giorno sono reperibili quattro tecnici (76 in tutta la regione) che assicurano il loro intervento nell’arco di 90 minuti dall’attivazione di una procedura di emergenza. Tuttavia il costante aumento di situazioni straordinarie (erano poco più di 60 nel 2015) impone all’Arpa di rafforzare i legami con gli altri enti: «Per noi è fondamentale la collaborazione con i Comuni – aggiunge il direttore Cannerozzi – e con tutte le istituzioni che sono presenti capillarmente sul territorio». Monitoraggio e controllo dell’ambiente sono infatti i due compiti che la regione ha affidato all’agenzia: Arpa monitora la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, oppure controlla i processi produttivi nelle aziende sottoposte, per la loro specifica attività, a una autorizzazione integrata ambientale. La collaborazione con chi è già presente su un territorio (mediante una caserma oppure un municipio) consente all’Agenzia regionale di avviare controlli e verifiche e di scoprire eventuali abusi e illeciti amministrativi o penali.

L’impulso per una maggiore e più stretta collaborazione tra Arpa e gli altri enti pubblici ha un’origine ben precisa: il disastro del fiume Lambro invaso dagli idrocarburi nel febbraio del 2010, quando un rimpallo di responsabilità fra le diverse competenze delle singole istituzioni rallentò l’adozione di misure di pronto intervento che avrebbero potuto contenere di molto i danni arrecati all’ambiente. «In quell’occasione – conclude Cannerozzi – venne stipulato un protocollo fra Arpa e Protezione civile in base al quale la sala operativa regionale della Protezione civile funge da hub per raccogliere tutte le emergenze lombarde e poi distribuirle ai soggetti competenti, interpellando direttamente noi per tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente».

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