Carlo, la leucemia e la battaglia (vinta)
«Come se fossi nato una seconda volta»

Gli esami del sangue, la terribile scoperta e poi il ricovero a Bergamo:«Mi sono sempre sforzato di reagire perché non volevo deludere i miei».

Carlo Pavoni si occupa dell’installazione di macchine per la lavorazione del legno e ha viaggiato in tutto il mondo: «Non ho mai avuto particolari problemi di salute prima, e ho scoperto solo per caso di essermi ammalato. Mio fratello, medico, mi tiene sotto controllo: ogni anno mi ricorda di sottopormi alle analisi del sangue. Così avevo fatto anche nel giugno del 2015». Doveva essere un esame di routine, invece un paio di giorni dopo è arrivata una telefonata allarmante dall’ospedale: «Mi hanno detto di ritirare gli esiti e di mostrarli immediatamente a un medico. Li ho guardati ma credevo che fossero sbagliati: il valore dei globuli bianchi era di oltre centomila.

Suo fratello Gianni, invece, ha preso subito quei risultati molto sul serio: si è consultato con alcuni colleghi e ha deciso di portare Carlo all’ospedale di Bergamo: «Ce l’hanno indicato come la struttura più avanzata nella cura di questo tipo di patologie». Il responso dopo il consulto con Alessandro Rambaldi è stato duro: «Leucemia acuta linfoblastica Philadelphia positiva», con probabilità di guarigione - secondo le statistiche mediche -inferiori al 30 per cento.

Ma Carlo ha deciso di lottare: «Non volevo arrendermi, non avevo nessuna intenzione di morire». Sette cicli di chemio, continui ricoveri, 30 chili in meno, l’attesa infinita del trapianto: «Mi sono sempre sforzato di reagire perché non volevo deludere i miei, perché riuscivano a darmi gli stimoli giusti. Mi sono accorto che quei legami che nella vita di tutti i giorni tendevo a dare per scontati sono invece più importanti di tutto il resto» Con il trapianto è arrivata la vera svolta: «Non è stata una passeggiata. Quando mi hanno letto tutte le controindicazioni, mi hanno spiegato quali complicazioni potevano esserci, per un attimo ho esitato. Altri pazienti hanno rinunciato. Alla fine, invece, ce l’ho fatta: l’ho sopportato con grande fatica, ho avuto qualche problema all’inizio, ma poi mi sono ripreso. E da lì in poi i miglioramenti sono stati costanti. È davvero come se fossi nato una seconda volta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA