Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 16 Settembre 2024
Caccia limitata, pochi spari: «Siamo amareggiati»
L’APERTURA. Dopo il ricorso ambientalista niente avifauna stanziale. Bornaghi: «I cacciatori non possono essere osteggiati, per poi essere ritenuti, quando conviene, necessari al fine di prelevare cinghiali per scongiurare la peste suina».
L’apertura della stagione venatoria è stata caratterizzata domenica (15 settembre) da una contenuta presenza di cacciatori, anche in ragione della decisione presa dalla Seconda sezione del Tar di Milano sabato mattina, con la quale si è vietata la caccia all’avifauna stanziale e migratoria, consentendo solo il prelievo di lepri, minilepri, conigli selvatici e volpi. Il Tar ha così accolto il ricorso presentato giovedì scorso dalle associazioni animaliste di Lac, Wwf, Lipu, Lav, Lnd Animal Protection, fissando per il 1° ottobre l’udienza di discussione delle altre istanze cautelari. Sono circa novemila i cacciatori della nostra provincia con licenza, il 35% dei quali caccia nella Media e Bassa pianura, il rimanente su Alpi e Prealpi bergamasche.
La decisone del Tar ha generato la defezione di numerosi appassionati. Pochi quelli che, presenti nella Bassa hanno voluto commentare. «Purtroppo, a mio parere – dice Alessandro Facchi, 79 anni, di Grassobbio, e cacciatore da quando ne aveva 21 – chi prende queste decisioni non è in grado di capire cosa è veramente la caccia». «In Lombardia succede sempre così – aggiunge Donato Caprini di Bergamo –. A inizio stagione c’è sempre qualcosa che blocca il via. Penso che la caccia, poco alla volta, si esaurirà da sola, quando non ci saranno più gli anziani come noi». «Sono usciti per la passione, alla fine solo per far fare un giro al cane – dice Giacomo Brevi, cacciatore di Cologno da mezzo secolo –. Prima ci fanno pagare e poi mettono il divieto. Vogliono far finire la caccia». «Ormai più che per uccidere gli animali – dice Marco Brevi di Cologno, insieme a padre e zio – si esce per la passeggiata del cane. Siamo amareggiati per quanto successo».
Michele Bornaghi, presidente provinciale di Federcaccia commenta così il via della stagione: «L’apertura è da sempre una festa per noi cacciatori ma questa è la peggiore che si potesse immaginare: molti dovranno attendere ancora a praticare la loro passione»
Michele Bornaghi, presidente provinciale di Federcaccia commenta così il via della stagione: «L’apertura è da sempre una festa per noi cacciatori ma questa è la peggiore che si potesse immaginare: molti dovranno attendere ancora a praticare la loro passione. A seguito della pronuncia del Tar sul ricorso depositato da alcune sigle animaliste, è stata un’apertura mutilata – sostiene Bornaghi – e per l’apertura all’avifauna si dovrà attendere il 2 ottobre; auspichiamo l’intervento di Regione Lombardia, affinché la caccia da appostamento alla fauna migratoria, turdidi, corvidi e colombaccio, possa già essere riattivata in settimana».
Bornaghi ha inoltre evidenziato: «In molte regioni d’Italia l’apertura è stata regolare e in altre invece fortemente limitata: siamo al paradosso. Questa situazione è frutto di pareri Ispra aprioristicamente avversi alla caccia e difformi, come pure sono tra loro non omogenee le pronunce dei Tar delle diverse regioni. Al fine di ottenere certezza – propone Bornaghi – è necessaria una modifica della disciplina nazionale, legge 157/92, per porre finalmente un limite alla discrezionalità e quindi tutelare i cacciatori. Solo in Italia si verificano situazioni così paradossali».
Il presidente di Federcaccia Bergamo prosegue: «I cacciatori non possono essere osteggiati, per poi essere ritenuti, quando conviene, necessari al fine di prelevare cinghiali per scongiurare la peste suina. La caccia è un’attività propria della tradizione e della cultura italiana, esercitata in modo biosostenibile da veri amanti della natura»
Il presidente di Federcaccia Bergamo prosegue: «I cacciatori non possono essere osteggiati, per poi essere ritenuti, quando conviene, necessari al fine di prelevare cinghiali per scongiurare la peste suina. La caccia è un’attività propria della tradizione e della cultura italiana, esercitata in modo biosostenibile da veri amanti della natura». Con l’apertura della caccia ieri è scesa in campo anche la Polizia provinciale con 13 tra agenti e sottufficiali, 3 guardie volontarie, formando sette pattuglie. Il comandante della Polizia provinciale, Matteo Copia ha fatto sapere: «Sono stati contestati quattro verbali per un totale di sei illeciti, con poco meno di mille euro complessivi di sanzioni. I cacciatori si sono mostrati per lo più disciplinati».
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