Caccia ai ladri tra 10 milioni di volti
«Sari» risolve i primi due casi

In uso alla questura, confronta i connotati dei sospettati con le foto presenti nel database. Fondamentali i frame della videosorveglianza. Il questore Girolamo Fabiano: «Vale come prova».

Dimentichiamoci quei polizieschi in cui l’agente fa sfogliare al testimone di un reato faldoni e faldoni di foto segnaletiche. Situazioni destinate a restare impresse appunto solo nelle pellicole del passato, un po’ come i telefoni con la cornetta e le cabine telefoniche a gettoni. Nella realtà la polizia può infatti ora contare su un sistema informatico che svolge lo stesso lavoro del testimone, con la differenza che questo software è dotato di un algoritmo che «setaccia» tra i milioni e i milioni – precisamente dieci – dei volti che sono memorizzati nei database delle forze dell’ordine italiane, riuscendo ad azzeccare la faccia di un malvivente immortalato al momento del reato e il cui frame – ovvero il fotogramma estrapolato dal fermo immagine di un video – inserito nell’applicazione per il confronto dai poliziotti.

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