Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 10 Marzo 2016
«Bossetti diffamato in trasmissione tv»
I legali: non archiviate. Il giudice si riserva
Nella mattinata del 10 marzo a Bergamo si è tenuta l’udienza in cui Massimo Bossetti figura come parte offesa dopo aver denunciato il professor Fabio Buzzi per le affermazioni sul Dna a «Segreti e Delitti» su Canale 5. Il giudice si è riservato sull’opposizione all’archiviazione, la decisione nei prossimi giorni.
La presenza di Bossetti in aula non era stata confermata, invece poco prima di mezzogiorno il muratore di Mapello è arrivato Tribunale con gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini che lo assistono anche nell’altro procedimento, quello per l’omicidio di Yara. Alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura si sono formalmente opposti i legali di Bossetti, che in aula hanno chiesto al gip Marina Cavalleri di acquisire il video integrale della trasmissione «Segreti e delitti» e di chiamare a testimoniare il giornalista Giorgio Sturlese Tosi, autore del servizio, oltre che Carlo Previderè e Pierangela Grignani, gli esperti dell’Università di Pavia che hanno eseguito materialmente le analisi sul Dna nel dipartimento diretto da Buzzi. Il gip si è riservato e la decisione dovrebbe arrivare nei prossimi giorni: il giudice potrà emettere un decreto di archiviazione, come chiesto dalla Procura, e porre fine a questa vicenda giudiziaria, oppure disporre nuovi accertamenti o l’imputazione coatta dell’indagato.
La vicenda. Il muratore di Mapello ha presentato tempo fa una denuncia, tramite il suo avvocato Claudio Salvagni, nei confronti del professor Fabio Buzzi, all’epoca dei fatti responsabile dell’Unità operativa di Medicina legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia. Il dipartimento di Buzzi era stato incaricato dalla Procura di Bergamo di analizzare i reperti (peli e capelli) sopra e intorno al corpo di Yara Gambirasio, trovato nel campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011.
Il 27 giugno 2014, pochi giorni dopo il fermo del carpentiere inguaiato dal Dna, in un’intervista in tv per la trasmissione «Segreti e Delitti» di Canale 5, Buzzi affermò in maniera chiara che erano stati trovati anche peli di «Ignoto 1» (e quindi di Massimo Bossetti, per gli inquirenti) sul corpo e sugli indumenti di Yara. La fonte era autorevole, era una notizia clamorosa e come tale venne accolta dai media (che la rilanciarono con ampio risalto) perché confermava le risultanze delle analisi genetiche già condotte sugli slip e sui leggings della ragazzina. Peccato che non c’era nulla di vero. Buzzi era incappato in un autentico scivolone televisivo e, poco dopo, nella stessa serata, era stato costretto a rettificare: «Non so se mi sono espresso male io, e in tal caso me ne dolgo – aveva dichiarato – oppure se c’è stato un fraintendimento con il giornalista che mi ha posto le domande, ma devo precisare che il confronto tra le formazioni pilifere e il Dna di Ignoto 1 è tuttora in corso, non è concluso». Anche il professor Carlo Previderè, che materialmente era stato incaricato dalla Procura di analizzare le tracce pilifere, intervenne per smentire e lo stesso fecero gli inquirenti: «Non risulta».
Oggi l’esito di quelle analisi è noto: sono state trovate 7 tracce umane, nessuna però appartenente all’imputato Bossetti. Di quell’infausta intervista di Buzzi rimane ora solo un procedimento penale per diffamazione, di cui però la Procura di Bergamo (titolare del fascicolo è il procuratore aggiunto Massimo Meroni) ha chiesto l’archiviazione, evidentemente non ravvisando gli estremi per procedere contro il professore. Alla richiesta di archiviazione, come detto, si è formalmente opposta la difesa di Bossetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA