Bocciata la legge anti-moschee
Maroni: «La sinistra esulta: Allah Akbar»

«La Consulta ha bocciato la nostra legge che regolamentava la costruzione di nuove moschee. La sinistra esulta: Allah Akbar». Lo scrive sul suo profilo Twitter, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.

Milano

La Corte Costituzionale ha approvato infatti il ricorso del governo sulla legge regionale lombarda che fissa i criteri per la realizzazione di tutti i nuovi edifici di culto. È stata così bocciata la norma cosiddetta «antimoschee».

La legge, che contiene nuove norme urbanistiche più stringenti sull’apertura di nuovi luoghi di culto nella regione, aveva suscitato diverse polemiche, sfociate poi nel ricorso dell’opposizione di centrosinistra accolto dal governo, che ha presentato il ricorso nel marzo 2015.

E Salvini che fa? Attacca alzo zero la Consulta...

Furibondi i primi commenti via social dei leghisti. Come quello dell’ex assessore (ora segretario cittadino a Bergamo) Massimo Bandera.

O quello di Lucio Brignoli, già leader dei giovani padani e ora capo di gabinetto in Regione dell’assessore bergamasco Claudia Terzi.

E ovviamente il segretario provinciale Daniele Belotti.

Critico al massimo Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda: «La bocciatura da parte della Consulta della legge regionale lombarda che normava la costruzione di nuovi edifici di culto, imponendo regole chiare, controlli, e dando anche ai cittadini residenti la possibilità di esprimersi a riguardo, rappresenta l’ennesima ingerenza politica di Roma, e del Governo Renzi (mai eletto dal popolo), nei confronti di chi, democraticamente eletto come il Governatore Maroni, cerca solo di tutelare il proprio territorio e raccogliere le istanze dei suoi cittadini. E in Lombardia la gente chiede chiarezza e rispetto delle regole, anche e sopratutto nei confronti dei luoghi di culto. È di poche settimane fa un inquietante reportage sulla proliferazione incontrollata di pseudo luoghi di culto nel bresciano e nel cremonese, dove i garage diventano moschee improvvisate, con imam venuti da fuori che nessuno conosce e che non parlano italiano, con finanziamenti di cui non si conosce la provenienza. Un far west pericoloso, che con questa legge di buon senso si sarebbe potuto fermare. Evidentemente la lezione di Parigi e la deriva di Bruxelles non hanno insegnato nulla».

La decisione del governo di impugnare la legge lombarda aveva scatenato l’ira del presidente Roberto Maroni e del segretario leghista Matteo Salvini. Ed era stata salutata con entusiasmo dal Pd e dal centrosinistra tutto. «Renzi ormai impugna ogni legge di Regione Lombardia, che si tratti di moschee, di sanità o di nutrie. È solo ritorsione ma non ci intimidisce», aveva attaccato un anno fa via Twitter il governatore.

Si era scagliato contro Renzi, ma anche contro il ministro Angelino Alfano, invece, Salvini. «Attendiamo fiduciosi. Siamo convinti di aver agito nel giusto. L’obiettivo della nostra legge è quello di garantire regole puntuali e certe, che vadano anche e soprattutto nella direzione della sicurezza dei cittadini» aveva detto Viviana Beccalossi, assessore regionale all’Urbanistica, Territorio e Difesa del suolo, commentando l’esito dell’udienza tenutasi martedì 23 febbraio a Roma, davanti alla Corte Costituzionale, in cui è stato discusso il ricorso del governo.

Anche le comunità di varie religioni presenti in Lombardia si erano mobilitate contro la legge e con l’apporto dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e di Apn (Avvocati per niente), erano scese in campo perché il governo sospendesse la legge appena varata dalla Regione. Anche Bergamo c’era stata una mobilitazione per un’istanza a sostegno del ricorso.

Soddisfatto Giacomo Angeloni, assessore a Palafrizzoni.

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