Bergamo è una città ecosostenibile?
È 30ª, ma resta il problema smog

Non male il posizionamento di Bergamo nel rapporto Ecosistema urbano 2015, firmato da Legambiente e Ambiente Italia e pubblicato dal Sole 24 ore. La nostra città è al 30° posto in Italia con un punteggio di 58,86: al primo posto Macerata ha un indice di 76,48. Ma la questione polveri sottili resta un problema.

Un dato positivo per Bergamo: la nostra città scala la classifica dal 41° al 30° posto. L’indagine si basa su 17 parametri divisi nelle macroaree Aria, Acqua, Rifiuti, Energie rinnovabili e Mobilità. Macerata porta in alto il Centro Italia, ma nella top ten della classifica generale compaiono otto città medio-piccole del Nord, dal secondo posto di Verbania al decimo di Savona. Oristano, in ottava posizione, è la migliore rappresentante del comparto Sud e Isole.

In una complessiva retromarcia delle realtà metropolitane, Bergamo tiene rispetto a cittadine «cugine»: nella graduatoria della sostenibilità ambientale troviamo infatti Brescia all’83esimo posto, Lecco al 14esimo, Monza al 91esimo.

Analizzando le macro-aree considerate, il tema polveri sottili è sempre al centro e in media la concentrazione è tornata a peggiorare: tra l’altro salgano da quattro a otto i capoluoghi in cui almeno una centralina supera il valore medio di 40 microgrammi per metrocubo.La media dei valori medi annui registrati a Bergamo si attesta a 35.5 (dato del 2015), posizionando Bergamo all’83esimo posto della classifica.

E non si sta meglio quanto a ozono: Bergamo è 81esima e la media dei valori medi annui registrati dalle centraline è 40.5, molto simile a quello di Brescia, inferiore a Milano (52).

«Tuttavia il dato più significativo resta quello che emerge dalla lettura d’insieme: ci si aspetta che in cinque anni l’Italia delle città mostri trasformazioni positive ed evidenti; alla prova dei fatti l’insieme dei Comuni capoluogo è apatico, statico, privo di coraggio» spiegano i ricercatori de Il Sole 24 Ore. «Fa da contraltare a questo scenario di pigrizia amministrativa una rinnovata vitalità sociale, un crescente numero di progetti partecipati, di reti associative, di social street, di condomini green, di cooperative di comunità. Le forme e i luoghi possono essere molto diversi, ma il principio è sostanzialmente lo stesso: nelle aree urbane, in periferia come nei quartieri centrali, c’è una tensione popolare verso un rinascimento del senso di appartenenza e uno sforzo comunitario per riappropriarsi dei luoghi e dello spazio pubblico».

«Si è sviluppata spontaneamente una domanda di nuovi stili di vita nei consumi energetici, nella mobilità ciclabile, nel car sharing, nei consumi alimentari. Tutti fenomeni che partono dal bisogno di vivere meglio consumando meno; che creano mercato perché chiedono nuovi prodotti; che producono domande alle politiche locali di modificare regole e sostenere il cambiamento; che chiedono alla politica nazionale tempi e regole certe e soprattutto l’individuazione di priorità che rispondano ai bisogni dei cittadini; che avanzano domande anche al sistema creditizio perché inventi nuove modalità di finanziamento per interventi nei condomìni, nei quartieri, negli edifici pubblici».

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