Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 24 Ottobre 2019
Bentornato presidente Mattarella
L’attesa dei giovani bergamaschi
Oggi il Capo dello Stato sarà a Bergamo. Qui i suoi appuntamenti, al centro l’incontro con i giovani .
Per il presidente è ormai una consuetudine ricevere scolaresche al Quirinale: nel lasciarsi interrogare dai ragazzi, li invita a prendere confidenza con i valori della Costituzione ai quali tiene molto.La reciproca relazione è intensa: fra il «carisma passivo» del Capo dello Stato, che non fa nulla per colpire in termini mediatici, e i quesiti degli studenti spesso rivelatori. Un rapporto vissuto nella normalità, perché Mattarella è percepito qual è: una personalità autentica, spontanea. Il presidente degli italiani, come è stato definito, il titolare del Colle che ha aperto il Quirinale alla cittadinanza e che utilizza i voli di linea per i viaggi privati: il rigore del giurista, l’umanità del padre, la passione politica, la spiritualità cristiana. L’elezione è del 31 gennaio 2015 dopo gli anni di Napolitano, e l’inedito dei due mandati, con un Parlamento ingovernabile che stentava a trovare il successore. Al Quirinale s’insedia il 3 febbraio dopo aver attraversato con discrezione la Prima e la Seconda Repubblica: parlamentare per 25 anni, tre volte ministro, giudice costituzionale. Una vicenda umana e politica guidata dalla moderazione e dalla mitezza. La prima – scriveva nel ’94 sul «Popolo», giornale che dirigeva – serve «per accentuare la persuasione dell’opposizione a ogni radicalismo», la seconda individua «i contorni umani a una fedeltà ideale che viene ancora prima della politica». La «cattedra morale» del Quirinale, in viaggio nelle coscienze e nelle attese degli italiani, nell’intelligenza della realtà della gente comune, sta tutta nel discorso d’insediamento del presidente: in quel suo primo pensiero, che «va innanzitutto e soprattutto alle speranze e alle difficoltà dei nostri concittadini».
Va così al cuore delle sue preoccupazioni: «Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali». Su questi punti, precisava, sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo: recuperare quindi il valore della prossimità fra lo Stato e i cittadini, la necessità di voler bene alle istituzioni, come incoraggiava Aldo Moro, uno dei punti di riferimento di Mattarella. Ecco «l’Italia che ricuce e che dà fiducia», il Paese reale, riaffermato nell’ultimo saluto di fine anno dall’audience senza precedenti (oltre 10 milioni di telespettatori sui canali tradizionali) e il più ascoltato e twittato dei quattro precedenti discorsi. Nel suo studio si notava in bella mostra il quadro dei ragazzi del Centro di cura per l’autismo di Verona e nel mentre il presidente rendeva omaggio alla signora Anna, una novantenne che sentendosi sola il giorno di Natale aveva telefonato ai carabinieri per trovare conforto. Mattarella, che è stato docente di Diritto parlamentare, anni fa ricordava: «Il Capo dello Stato deve avere un forte potere di arbitraggio e di garanzia, ma non deve governare». In una fase storica in cui i poteri di fatto dei presidenti sono progressivamente aumentati «a fisarmonica», dilatandosi per l’instabilità del sistema, Mattarella il parlamentarista ha incentivato soprattutto l’emergere dei valori di una società inclusiva, un pensare positivo. Dimostrando con i fatti che la sua riservatezza è l’altra faccia della fermezza delle sue convinzioni.
Lo si è visto bene in questi mesi tormentati, soprattutto nella parlamentarizzazione della crisi e nella formazione del governo Conte 2: un ineccepibile agire costituzionale, quello del Quirinale, che non ha offerto alcuno spunto critico a chi avrebbe voluto soluzioni diverse. L’uomo che cerca di ricomporre le fratture, mantenendo però ben salde le istanze dell’europeista convinto, di colui che difende l’interesse del Paese nella cornice comunitaria e della diplomazia multilaterale: in questi termini ha tenuto il punto nei recenti colloqui con Trump alla Casa Bianca. Lo stile di Mattarella ha un crescente sostegno nell’opinione pubblica, ma non sempre le visione alta del Quirinale trova negli interlocutori una rispondenza concreta e vissuta. Il presidente, classe 1941, il cui profilo caratterizza una parabola riformista e autenticamente moderata, ha nella biografia di famiglia il senso profondo e tragico della responsabilità nei confronti della Repubblica: il padre Bernardo, ministro nei governi De Gasperi, il fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, in prima linea nella lotta alla mafia, un impegno pagato con la vita per mano di un killer nel 1980.
Sergio Mattarella raccoglie il testimone del fratello entrando a pieno titolo in politica, convinto da un amico bergamasco, il senatore Gilberto Bonalumi, delegato nazionale dei Giovani Dc. Cresciuto nel clima del Concilio e formatosi nell’Azione cattolica, è il regista della Primavera di Palermo, per poi fornire un contributo significativo nei successivi incarichi a Roma: membro della Commissione sulla P2 e della Bicamerale di D’Alema per le riforme costituzionali, mentre da ministro lega il suo nome alla riforma della scuola elementare, alla legge antidroga e alla riforma delle Forze armate che sancisce la fine del servizio di leva obbligatorio. L’uomo che sa quando è il tempo del silenzio e quello del parlare si dimette, con altri colleghi, da ministro perché contrario alla legge Mammì sul riordino delle frequenze televisive. Da cattolico democratico, segue l’evoluzione del Ppi nel centrosinistra e sua è la legge elettorale (Mattarellum) del ’93, che chiude l’era del sistema proporzionale e inaugura la stagione del maggioritario fino al 2006. Nel 2012 perde l’amatissima moglie Marisa. Un colpo molto duro. Attorno a lui i tre figli (Laura, Bernardo, Francesco), i nipoti, gli amici. Il suo primo viaggio, in forma privata da presidente della Repubblica, ha per destinazione la Sicilia raggiunta su un aereo di linea Alitalia: prima tappa Castellammare, al piccolo cimitero dove riposano Marisa, Piersanti e i genitori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA