«Bar e locali, 30% a rischio chiusura
Già bello fare il 50% dell’incasso 2019»

Bar e locali pubblici sono fra le realtà commerciali più a rischio ora e nel prossimo futuro.

A dichiararlo a gran voce è Giorgio Beltrami, presidente Fipe Ascom per Bergamo e provincia che afferma: «Il 30% rischia la chiusura, anche se spero di essere smentito nei fatti».In città e provincia i pubblici esercizi sono poco più di 2.700, un dato che è il risultato di una crescita costante delle attività negli ultimi cinque anni, ma che non corrisponde a un reale stato di salute del settore.

A spiegarlo è lo stesso Beltrami: «Parliamo di un comparto che, a seguito delle liberalizzazioni, è aumentato troppo nei numeri. Da più parti si è sostenuto che l’unico settore in espansione fosse quello dei pubblici esercizi, ma nessuno ha mai fatto un’indagine sulla durata media gestionale». «Se lo si facesse - prosegue - ci renderemmo conto che la quasi totalità delle nuove gestioni dopo due anni ha cambiato il titolare, che circa il 40% delle imprese sparisce entro i primi tre o quattro anni e che la maggior parte non ha marginalità al di là del normale flusso di cassa».

Questa una delle motivazioni che spingono la Fipe a lanciare l’allarme: al di là dei locali più consolidati che possono dunque contare su rapporti migliori con clienti e fornitori, oltre che un certo credito, quelli più a rischio sono le nuove aperture e nuove gestioni, chi ha fatto investimenti o chi si è reinventato barista negli ultimi mesi, inseguendo un sogno o un investimento ritenuto efficace. «Oramai è chiaro che sarà il comparto del turismo che pagherà il prezzo maggiore - ribadisce Beltrami - e in questo ci sono alberghi, pubblici esercizi e ristoranti che, anche si riaprissero a maggio, sarebbero soggetti a molte altre limitazioni».

Il rischio, infatti, risiede nel fatto che, fino a quando non ci sarà un vaccino, è facile immaginare che continueranno a essere vietati gli assembramenti, e bar, ristoranti e i locali in generale dovranno ridurre di molto la loro clientela. «Credo che quando riapriremo non lavoreremo con i ritmi di prima - ribadisce il presidente Fipe, Beltrami -. L’augurio che faccio a tutti è di riuscire, entro fine anno, a fare almeno il 50% dell’incasso dell’anno scorso, perché alla fine di tutto temo che i mesi di lavoro persi saranno almeno quattro».

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