Bambini a casa con le scuole chiuse
Genitori, boom di domande per i congedi

Scuole chiuse, figli a casa. Chi se ne occupa? Il decreto «Cura Italia» - emanato dal governo per l’emergenza coronavirus - ha introdotto due misure per sostenere le famiglie sul fronte della conciliazione degli orari: il congedo parentale straordinario e il bonus baby sitter.

Un pacchetto da 1,3 miliardi che riguarda anche migliaia di lavoratori, e soprattutto lavoratrici, della Bergamasca. Peccato, però, che le scadenze risultino piuttosto confuse.Lo confermano i sindacati, «sommersi da centinaia di chiamate tutti giorni per avere dei chiarimenti su come fare la domanda», fanno sapere dai patronati Cisl e Cgil. In particolare i dubbi sono sulla durata. Senza contare le difficoltà di accesso, visto che anche qui bisogna passare dall’Inps (domande online, con il noto caos del sistema). «Stando alle disposizioni attuali, la domanda di congedo straordinario Covid 19, indennizzata al 50%, si poteva chiedere fino a oggi (ieri, ndr). Lo stabilisce il decreto e la stessa procedura Inps blocca qualsiasi richiesta inserita a far data da lunedì 6 aprile», solleva la questione Candida Sonzogni, della segreteria Ust Cisl.

I 15 giorni

Il congedo parentale straordinario vale sia per le mamme sia per i papà, anche se uno dei due è in smart working. È un periodo di 15 giorni (totale o frazionato) retribuito al 50% in caso di figli minori di 12 anni; non retribuito per figli tra i 12 e i 16 anni. «Stiamo ricevendo moltissime richieste, soprattutto da parte delle donne – conferma Candida Sonzogni – sia per il congedo di 15 giorni indennizzato al 50% sia per gli ulteriori giorni per chi usufruisce della legge 104 (i permessi per l’assistenza di familiari disabili, ndr)». Un dato rilevato anche dalla Cgil. «Arrivano mille telefonate all’ora», Orazio Amboni, responsabile del dipartimento Welfare, usa un’iperbole per rendere la portata della situazione. «A giudicare dal numero di telefonate quotidiane per avere informazioni – aggiunge Amboni – sono migliaia i lavoratori bergamaschi interessati».

Le questioni aperte

«Vogliono sapere soprattutto il periodo di validità», Daniela Zucchelli (Inas Cisl) riassume il fil rouge delle oltre cento chiamate ricevute in pochi giorni. Il congedo, infatti , era «concedibile» fino a ieri, e da lunedì le domande paiono essere bloccate dall’Inps. «Come Cisl ci attendiamo un provvedimento legislativo nuovo rispetto alla misura e la sua proroga anche per aprile. I dubbi sono diversi: si farà sempre riferimento ai 15 giorni “originari” o ne saranno aggiunti altri? E chi ne ha già usufruito, anche magari solo in parte, potrà beneficiarne ancora?», chiede Sonzogni, che ammette: «Purtroppo finché il legislatore con chiarirà questi aspetti in un nuovo decreto, non possiamo dare delle indicazioni chiare alle famiglie che, invece, in questa fase hanno bisogno di capire come organizzarsi nella cura dei figli, mancando, per ragioni contingenti e doverose, il supporto dei nonni e dei servizi». La situazione genera quindi confusione. Secondo Amboni, decreti alla mano, il provvedimento «vale all’interno del periodo di sospensione dell’attività scolastica, quindi per ora fino al 13 aprile, in attesa di nuove proroghe». Amboni fa notare anche come le famiglie siano alle prese con i calcoli per far quadrare i bilanci domestici. «Laddove le aziende lasciano la facoltà di scelta – osserva – molti stanno valutando se conviene il congedo al 50% della retribuzione o la cassa in deroga all’80% o ordinaria. Si parla di una variazione di 80-100 euro al mese, ma in questo periodo fanno la differenza».

Il Libretto famiglia

Molto meno gettonato pare essere il bonus baby sitter, una misura alternativa al congedo parentale, che serve per pagare il servizio babysitting, sempre per chi ha figli under 12. Il contributo è al massimo di 600 euro, fino a mille per i lavoratori del comparto sanitario o sicurezza. «In questo caso la procedura è più complessa – spiega Amboni – perché è richiesta l’attivazione presso l’Inps del Libretto famiglia». In pratica un libretto nominativo prepagato composto da «buoni», il cui valore nominale è fissato in 10 euro lordi per ora lavorativa. Quello che resta del sistema dei «voucher», rimasto per pochissime categorie di lavoro.

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