Alcol e risse, l’ex Sace di Bergamo è terra di nessuno - Foto

VIA BAIONI. Viavai di senza fissa dimora nell’azienda abbandonata. I residenti preoccupati: «Temiamo un’escalation». Mai iniziata la messa in sicurezza, prevista entro settembre 2023. Angeloni: «Più controlli in accordo con la proprietà».

Furtivo come un gatto, con un balzo istantaneo scavalca il cancello principale dell’ex Abb Sace di via Baioni, alla Conca Fiorita. E, sempre in pochi attimi, scompare tra muri semicrollati e quel che resta di alcuni mobili della vecchia portineria del fu complesso industriale all’angolo con via Angelo Pinetti. È l’ora di cena di un caldo pomeriggio di luglio e, mentre dalle finestre aperte dei palazzi tutt’intorno arrivano i classici rumori di stoviglie e posate, conditi da profumo di cibo, quest’uomo non più giovanissimo – capelli brizzolati, cappellino da baseball , pantaloncini corti ma camicia a maniche lunghe e in mano una lattina di Ceres Strong Ale (di vuote ce ne sono tutt’intorno) – scatta letteralmente all’interno della vecchia sede dell’azienda di materiale elettrico, i cui nuovi uffici si trovano a poche decine di metri da qui e sono l’unica parte dell’ex complesso industriale rimessa a nuovo.

Prima si guarda attorno, davanti e dietro. Le auto che passano non sembrano interessargli. Eventuali pedoni sì. Tanto che poco prima, quando di fronte alla cancellata arrugginita si erano fermati alcuni ragazzi – borse della spesa alla mano, di ritorno da un vicino negozio di alimentari – aveva proseguito diritto: fatto il giro dell’isolato – via Pescaria, via Crescenzi, via Pinetti – è tornato e, senza più nessuno a guardarlo, ha poi finalmente scavalcato il cancello di quello che è di fatto l’unico ingresso dell’ex Sace, un’area di diciottomila metri quadrati di fronte al Campo Utili, il cui perimetro è presidiato da muri alti oltre due metri e da altri ingressi completamente sbarrati. Nonostante questo, da qualche tempo l’ex azienda è diventata punto di ritrovo per sbandati che, scavalcando appunto la cancellata principale, si intrufolano tra gli ex uffici della palazzina principale per trascorrervi la notte. I rischi per loro sono tanti perché buona parte delle strutture – a partire dall’ex capannone sul lato di via Crescenzi – sono palesemente pericolanti. Sono stati i residenti del quartiere a notare questo continuo – e in crescita – viavai: «Non ci danno fastidio direttamente – spiega un’abitante di via Pinetti –, perché di fatto si fanno gli affari loro, ma questo continuo andirivieni di gente con in mano lattine o bottiglie di birra e che si nascondono nell’ex Sace sta creando un po’ di apprensione. Temiamo un’escalation».

Le forze dell’ordine sono solite effettuare passaggi nella zona, ma il timore degli abitanti è che l’ex Sace diventi un potenziale punto di ritrovo per la microcriminalità della zona. «Ogni tanto dall’interno del perimetro si sentono grida e rumori, anche la notte – aggiunge un altro abitante –. La convivenza di persone senza fissa dimora lì dentro, complice l’alcol, non dev’essere semplice». E c’è un precedente, recente, importante e preoccupante, proprio sul fronte della sicurezza: lo scorso 27 maggio l’ex Sace era stata teatro di un tentato omicidio, culminato dopo un mese esatto, a fine giugno, con l’arresto di un marocchino di 29 anni, che aveva fatto perdere le tracce dopo la violenta aggressione a un connazionale – colpito ripetutamente al collo con un coccio di bottiglia per rapinargli lo zainetto (contenente 50 euro, un pacchetto di sigarette e altri oggetti di scarso valore) – e che era stato rintracciato e arrestato dai carabinieri a Parma.

In caserma era emersa la sua vera identità dopo che ai militari aveva fornito un alias e le impronte digitali inserite nel database delle forze dell’ordine avevano rivelato l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso un mese prima dal giudice per le indagini preliminari di Bergamo, su richiesta della nostra procura, per il tentato omicidio e la rapina aggravata al connazionale. A dare l’allarme erano state altre persone presenti in quel momento all’interno dello stabile abbandonato.

Dentro il quale non è così difficile entrare: le cancellate, chiuse con grosse catene, vengono scavalcate anche grazie a una sedia piazzata ad hoc oltre la recinzione: sedia sulla quale cade chi si intrufola dentro o chi vuole uscire in strada. Tutt’intorno, a fare da cornice, diverse lattine di birra vuote: segno che l’alcol nell’ex Sace la fa da padrone e che a scontrarsi sono spesso, come nel caso culminato con il tentato omicidio, persone sotto l’effetto di alcolici. La vegetazione è cresciuta incontrollata un po’ ovunque, ci sono vetri rotti dappertutto, infissi divelti, fori nei muri, cavi della corrente (staccata) ovunque e la sporcizia la fa da padrona.

«Aumenteremo la nostra presenza con passaggi frequenti della polizia locale nella zona attorno al complesso – spiega l’assessore alla Sicurezza, Giacomo Angeloni –, anche in accordo con le altre forze dell’ordine e con la proprietà, che si è detta disponibile a collaborare per chiudere in maniera definitiva di tutti i varchi di accesso all’interno degli stabili, per evitare che ci entri chi non è autorizzato. L’intervento sarà effettuato a stretto giro». Del resto proprio all’ingresso dell’ex complesso industriale si notano i classici cartelli che vengono piazzati in occasione dei cantieri. La «Scia», vale a dire la denuncia di avvio dei «lavori di strip out con pulizia e rimozioni» risale esattamente a un anno fa, il 18 luglio del 2023, con inizio del cantiere il giorno dopo e il termine previsto il 30 settembre dello scorso anno. Inutile dire che, oltre a qualche container piazzato nel cortile centrale, la situazione appare però di totale immobilità.

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