«Agiva per riportare il tifo nella legalità»
Ecco perché Belotti è stato scagionato

«Mentre lo scopo dell’associazione era, secondo l’impostazione accusatoria, quello di commettere più reati di rissa, danneggiamento, lancio di oggetti contundenti, adunata sediziosa, minacce a pubblico ufficiale, scorrendo per le pubbliche vie in armi, Daniele Belotti si adoperava per realizzare lo scopo opposto, cioè per riportare il tifo organizzato ad agire nel rispetto della legalità, quindi si adoperava in senso opposto alla finalità dell’associazione».

E’ questo il succo delle motivazioni della sentenza con cui il gup Ezia Maccora nelle scorse settimane ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti del segretario provinciale della Lega Nord nonché noto sostenitore dell’Atalanta. E proprio in qualità di tifoso, Belotti era accusato di concorso esterno dell’associazione per delinquere, reato per il quale sono stati rinviati a giudizio Claudio “Bocia” Galimberti e altri 5 ultrà nerazzurri.

Determinanti, secondo il gup, per constatare l’estraneità del politico sono state le dichiarazioni di questori e prefetti che si sono succeduti a Bergamo negli ultimi anni, che hanno dipinto Belotti come mediatore. E decisiva anche qualche intercettazione tra il Bocia e altri ultrà, in cui si capirebbe – secondo il giudice – che l’esponente leghista non viene ritenuto parte della schiera.

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