Addio al restauratore Mandelli
«Un vero maestro per Bergamo»

Andrea Mandelli, noto restauratore bergamasco, se n’è andato all’età di 95 anni, ma la sua maestria e la sua bontà continueranno a vivere nelle persone che lo hanno conosciuto.

Classe 1921, Mandelli entra nella bottega del pittore e decoratore bergamasco Fermo Taragni nel 1935 dove rimane fino al 1941; nel frattempo segue i corsi serali della Scuola d’Arte Fantoni, ma è la guerra ad interrompere per qualche anno il suo percorso. Nel 1963 partecipa al restauro della Galleria d’Ercole nel Palazzo dei Principi a Montecarlo e con Ottemi della Rotta contribuisce al restauro dell’Appartamento Borgia nella Città del Vaticano. Stimato a livello internazionale, Andrea Mandelli ha lasciato un ricordo indelebile in studenti e collaboratori per la sua curiosità, la sua intraprendenza, la disponibilità a trasmettere ai suoi allievi le sue conoscenze.

«È stato un padre giusto, che attraverso l’esempio e la fede ci ha sempre insegnato principi nobili – hanno detto i figli Eugenio e Rosaria –. Ci ha insegnato il rispetto per il sacrificio altrui e l’apprezzamento delle cose belle». «Era innamorato del suo lavoro e lo svolgeva con un entusiasmo eccezionale, che era in grado di trasmettere ai suoi allievi – ha raccontato Marco Virotta, che ha lavorato nella sua bottega negli anni ’80 –. Anche per questo ha formato quelli che poi sarebbero diventati illustri restauratori». «Non aveva nessun segreto di bottega – ricorda Silvia Balbis, anche lei allieva negli anni ’80 –. Ultimamente quando mi incontrava mi chiedeva subito su quale cantiere fossi impegnata».

Quindi la sua capacità di vedere più avanti degli altri: «Mi ha sempre sorpreso, perché riusciva a mettere in atto tecniche modernissime anche in lavori su opere d’arte molto antiche» ricorda Raffaele Scuri, storico fabbro di Città Alta che con lui ha condiviso diversi lavori. L’archivio di Mandelli è conservato a Lurano dalla Fondazione Secco Suardo: «Come altri restauratori bergamaschi, anche Mandelli ha voluto spontaneamente donarci il suo archivio – ha spiegato Lanfranco Secco Suardo, della stessa Fondazione –. Il suo è un archivio molto tecnico e quindi fondamentale, perché permette di avere un resoconto preciso degli interventi che ha svolto su edifici e opere d’arte nella sua carriera».

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