Addio a don Giuliani
Una firma d’umanità

Per trent’anni impegnato nella stampa cattolica, nove come direttore de «La nostra domenica». Il ricordo di monsignor Bellini: «Come un cercatore d’oro, attento sia ai grandi eventi sia alle piccole cose».

È stato curato, parroco e autore di diverse pubblicazioni. Per trent’anni la sua parrocchia è stata anche la stampa cattolica, nove come direttore dell’allora settimanale diocesano «La nostra Domenica». È morto ieri, nella Fondazione Piccinelli a Scanzorosciate, don Oliviero Giuliani. Da tempo malato, aveva 73 anni. Nato il 15 dicembre 1946 a Villa d’Almè, in Seminario si era distinto nelle materie letterarie, soprattutto nei temi di italiano. Dopo l’ordinazione sacerdotale (27 giugno 1970) era stato coadiutore parrocchiale e direttore degli oratori di Calcinate (1970-71), Terno d’Isola (1971-82), Clusone (1982-85) e Almenno San Salvatore (1985-91).

La stampa

Poi l’ingresso nel mondo della stampa cattolica: direttore di redazione di «Echi di Papa Giovanni e della B. Morosini» (1987-91), direttore responsabile dell’allora settimanale diocesano «La nostra Domenica» (1991-2000) e collaboratore del mensile diocesano «L’Angelo in famiglia» fino a pochi mesi fa.

Di questo lungo periodo, in occasione del 50° di sacerdozio, la primavera scorsa era stato edito il volume «I giorni, i secoli, il tempo. Antologia di 30 anni di giornalismo», in cui sono raccolti suoi articoli ed editoriali del mensile e del settimanale, selezionati dal compagno di Messa monsignor Arturo Bellini, direttore de «L’Angelo in famiglia».

«Una parte non irrilevante del mio percorso sacerdotale – aveva scritto don Giuliani nella prefazione – è stata caratterizzata dall’ufficio, richiestomi dal vescovo, di operare nel campo delle comunicazioni sociali in diocesi. È stato un compito accattivante che mi è sempre piaciuto e che ho cercato di svolgere con passione e diligenza».

Al riguardo, monsignor Bellini ricorda che don Giuliani «ha focalizzato l’attenzione sui drammi dell’umanità e nelle piccole vicende, come nei grandi eventi della vita ecclesiale e sociale. Inoltre, si è mantenuto fedele a un ideale: individuare, con l’attenzione dei cercatori d’oro, i fili di umanità che intessono la trama della storia e rilevare la speranza nei segni della Provvidenza».

E le parrocchie

Nel 1996 era diventato anche parroco di Roncola di Treviolo, fondata nel 1956, che in pochi decenni aveva raddoppiato gli abitanti. La raggiungeva nel pomeriggio, dopo aver lasciato la redazione del settimanale.

Ricordando gli esordi in questa comunità, confidava di aver avuto gli obiettivi di «integrare i numerosi nuovi abitanti e di ridare rinnovata identità alla parrocchia grazie alla fede che unifica e umanizza antichi e nuovi residenti». In quegli anni appoggiò anche una pubblicazione storica sulla parrocchia.

Nel 2003 era stato inviato in città come nuovo parroco dell’antica parrocchia di San Colombano in Valtesse. All’ingresso disse: «Siamo chiamati a indossare l’abito della speranza cristiana e andare verso tutti. Non dobbiamo avere paura, abbiamo davanti la sfida della nuova evangelizzazione che significa riscoprire e testimoniare il Vangelo nel nostro tempo». Fra le sue opere la ristrutturazione completa dell’oratorio nel 2011. Salutando il vescovo il giorno dell’inaugurazione, aveva detto: «Questo oratorio è nato ottant’anni fa, costruito da uomini più poveri di noi ma ricchi di fede e inventiva verso la gioventù. Oggi l’oratorio deve riscoprire la propria vocazione e ruolo nella società, perché il giovane che sta crescendo interpella tutti».

Inoltre, in fedeltà alla sua sensibilità giornalistica, rianimò il bollettino parrocchiale, costituendo anche un’apposita redazione. Poi, per motivi di salute nel 2012 aveva presentato le dimissioni, andando a risiedere a Villa d’Almè come collaboratore pastorale, ma continuando a collaborare con il mensile diocesano e a scrivere biografie su santi e sacerdoti bergamaschi. Da quasi un anno era ospite della Fondazione Piccinelli di Scanzo, continuando a scrivere articoli. La scorsa primavera aveva dato alle stampe anche il libretto «Piccole storie di ragazzi di paese. Un’età da risognare», in cui aveva ripercorso gli anni della sua fanciullezza. La salma sarà visitabile dalle 12 di oggi nella chiesa parrocchiale di Villa d’Almè, dove domani alle 15 il vescovo Francesco Beschi presiederà i funerali. Anche «L’Eco di Bergamo» ricorda con affetto e rimpianto la figura di don Oliviero e si stringe commosso al dolore dei familiari. Il suo esempio e la sua profonda umanità mancheranno anche a tutti noi.

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