Abusi, c’è un terzo indagato
Pestaggi prima degli arresti

Un’intera valle sotto choc. Paesi e comunità della Val Calepio e del Basso Sebino che s’interrogano, dopo la notizia dell’arresto di due minorenni accusati di aver abusato sessualmente di un ragazzino più piccolo di loro, che dopo mesi ha trovato la forza di raccontare.

«Domenica – racconta una persona vicino alla famiglia del dodicenne – il ragazzino era stato avvicinato da alcuni amici, coetanei, che gli hanno chiesto se fosse vero quel che si diceva in giro, che uno dei due poi arrestati giovedì mattina avesse abusato di lui. In un primo momento lui ha negato, poi ha urlato che era vero». Il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Brescia, Emma Avezzù, conferma che si ripetevano da tempo i fatti contestati ai due minorenni, arrestati giovedì mattina in un paese della Val Calepio con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un 12enne. «Sì, c’è un terzo indagato, ma ha meno di 14 anni. Non è vero che l’indagine è stata lenta, in un mese l’abbiamo chiusa. L’intervento della gente in paese? Non mi piace la giustizia fai da te. C’è un terzo indagato, ma è di età non imputabile, mentre i due ragazzi arrestati si trovano in due comunità diverse. Verranno interrogati dal giudice nei prossimi giorni, non ci risulta che a loro carico ci fossero precedenti, anche se erano stati segnalati come problematici, in particolare il ragazzo più grande».

Ragazzi «difficili», con comportamenti al limite, «bulletti» di paese, finiti nel mirino dei coetanei prima che i carabinieri arrivassero ad arrestarli. La dinamica della vicenda alimenta in paese qualche domanda: perché, se i fatti si ripetevano da tempo, è servito un mese? Perché - dice la gente - c’è stato bisogno dell’intervento aggressivo di un nordafricano (ma le versioni sul suo ruolo sono discordanti) perché si arrivasse agli arresti?

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