Cronaca / Bergamo Città
Martedì 15 Dicembre 2015
23 anni fa l’esondazione del Morla
Ora Palafrizzoni paga 300 mila euro
Palazzo Frizzoni dovrà sborsare quasi 300 mila euro per l’esondazione del Morla di 23 anni fa che danneggiò i laboratori di ricerca dell’istituto Mario Negri, al Conventino, e la Casa del Giovane.
Il debito fuori bilancio (per la precisione di 292.500 euro) arriverà sul tavolo della seconda commissione consiliare, in esecuzione della sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche che ha riconosciuto un risarcimento al «Mario Negri» e al Patronato San Vincenzo per i danni causati dall’allagamento, condannando in solido il Consorzio di Bonifica della media pianura bergamasca, i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, la Regione e il Comune. Quest’ultimo chiamato in causa dai ricorrenti «perché quando copriamo i corsi d’acqua e le rogge, la manutenzione ordinaria di quello che sta sotto il suolo spetta a noi» spiega l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla. Che ha ricordi nitidi su quanto successe la mattina dell’11 luglio 1992, soprattutto sui danni che il nubifragio causò. «Nell’auditorium della Casa del Giovane – ricorda – c’era un metro e mezzo di acqua, tutti gli scantinati si allagarono. L’impresa di mio padre, che lavorava per il Patronato, impiegò settimane a portar fuori tutto e a liberare i locali dal fango».
Era un sabato mattina, in poche ore scesero 80 millimetri di pioggia e mezza città finì sott’acqua : strade, magazzini, scantinati e negozi. Il torrente Morla straripò in corrispondenza del ponte su via Gavazzeni, uscendo pure dagli argini. «Acqua, fango e detriti hanno letteralmente invaso i piani seminterrati e a terra degli edifici della Casa del Giovane. L’auditorium si è trasformato in una piscina: il livello dell’acqua è salito fin sopra il palco, sono andati distrutti arredi, poltroncine, tendoni» scriveva Emanuele Roncalli su L’Eco di Bergamo. Non andò meglio al Negri. «La furia del nubifragio – proseguiva – ha colpito proprio il cuore dell’istituto, cancellando studi e ricerche frutto di anni di lavoro, distruggendo irrimediabilmente apparecchiature sofisticatissime, strumentazioni scientifiche, computer, banche dati». Danni che complessivamente, allora, vennero quantificati in tre miliardi di lire.
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