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Domenica 18 Ottobre 2009
Un detenuto su tre nelle carceri italiane è straniero
Un detenuto su tre nelle carceri italiane è straniero Boom detenuti: su 65 mila, 24 mila sono stranieri (37%)
Roma, 18 ott. (Apcom) - Un detenuto su tre nelle carceri italiane è straniero : su 65 mila persone ospitate nei penitenziari dellapenisola, 24 mila sono cittadini stranieri (il 37%). Sono i datidiffuci dal Sindacato autonomo della polizia penitenziaria(Sappe) che chiede al governo Berlusconi di "incrementareconcretamente le espulsioni dei detenuti stranieri" per alleviarei gravi problemi di sovraffollamento delle carceri."Si deve incrementare il grado di attuazione della norma cheprevede l'applicazione della misura alternativa dell'espulsioneper i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, ancheresidua, inferiore ai due anni; potere che la legge affida allamagistratura di sorveglianza", afferma Donato Capece, segretariogenerale del Sappe."I dati - prosegue Capece - evidenziano un boom di detenutistranieri nelle carceri italiane. Si stratta di numeriincontrovertibili". "Oggi abbiamo in Italia 65.000 detenuti: ben24mila (il 37% del totale) sono stranieri: 4.333 sono icomunitari detenuti (3.953 gli uomini e 380 donne) mentre quelliextracomunitari sono ben 19.666 (18.827 uomini e 839 donne)".In alcuni Istituti la percentuale di presenza di detenutistranieri è davvero altissima: nella Casa Circondariale di Padovasono l'83%, al Don Soria di Alessandria il 72% come a Bresciamentre nella sarda Is Arenas Arbus sono il 73%. E buona parte deipenitenziari del Nord hanno una presenza varia che oscilla tra il60 ed il 70%. "Questo accentua - continua capece - per ledifficoltà di comunicazione e per una serie di atteggiamentitroppo spesso aggressivi - le criticità con cui quotidianamentedevono confrontarsi le donne e gli uomini della Poliziapenitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismoin carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali,distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalità diesecuzione permettono ragionevolmente di escludere la realedeterminazione di porre fine alla propria vita".Le motivazioni messe in evidenza sono varie: esasperazione,disagio (che si acuisce in condizioni di sovraffollamento),impatto con la natura dura e spesso violenta del carcere,insofferenza per le lentezze burocratiche, convinzione che ipropri diritti non siano rispettati, voglia di uscire anche perpochi giorni, anche solo per ricevere delle cure mediche. Ecco,queste situazioni di disagio si accentuano per gli immigrati cheper diversi problemi legati alla lingua e all'adattamento pongonoin essere gesti dimostrativi.Il Sappe chiede dunque al Governo Berlusconi di "recuperare iltempo perso su questa significativa criticità penitenziaria e diavviare rapidamente le trattative con i Paesi esteri da cuiprovengono i detenuti - a partire da Romania, Tunisia, Marocco,Algeria, Albania, Nigeria - affinchè scontino la pena nei Paesid'origine.Per il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria "è fondamentaletrovare accordi affinche' gli stranieri scontino la pena neiPaesi d'origine. Questo, oltre a mettere un freno ad una graveemergenza, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le cassedello Stato, con risparmi di centinaia di milioni di euro,nonche' per la sicurezza dei cittadini. Un detenuto - ricordaCapece - costa infatti in media circa 300 euro al giorno alloStato italiano".Red/Nes181243 ott 09
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