Mafia, il 'pizzo' reinvestito in attività lecite, 12 arresti

Mafia, il 'pizzo' reinvestito in attività lecite, 12 arresti A Villabate sequestrati beni 'puliti' per 12 milioni

Palermo, 27 feb. (Apcom) - Gli `investimenti' della cosca mafiosadi Villabate, nel palermitano, che utilizzando denaro accumulatocon le estorsioni lo ha riciclato attraverso prestanome, sonostati scoperti dai carabinieri di Palermo che hanno arrestato 12persone sequestrando beni per decine di milioni di euro. A farluce sui loschi interessi della nuova cosa di Villabate, estesianche negli Usa, è stata l'operazione `Senza frontiere', appunto.Sotto sequestro sono finite due sale da gioco ed un supermercato,che hanno un valore stimato di 12 milioni, e che sarebberoserviti ai boss per riciclare grosse somme di denaro, i cuiricavati venivano utilizzati per investire in altre attività esostenere le famiglie dei mafiosi detenuti. Tutti gli indagatisono accusati di associazione per delinquere di tipo mafiosofinalizzata alle estorsioni ed all'intestazione fittizia di beni.L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo è durata oltre 7mesi con l'impiego di intercettazione video e audio ma anche conosservazioni e pedinamento su tutta una serie di soggettimafiosi. In particolare l'attenzione degli investigatori si e'incentrata sul presunto boss di Villabate, Giovanni D'Agati, lquale, dopo l'arresto di Nicola e Antonino Mandala' avrebbe presoin mano le redini della `famiglia' adoperandosi nel ferreocontrollo del territorio, attraverso l'imposizione del pizzo aimprenditori e commercianti, sia nel riciclaggio e reinvestimentodel provento delle attività illecite in imprese, formalmentelegali, tutte intestate a prestanome.L'indagine ha consentito di accertare gli attuali assettiorganizzativi interni e le rispettive funzioni direttive edesecutive assolte in seno alla `famiglia' di Villabate, ma anchela stretta dipendenza della stessa dal mandamento mafioso diBagheria, recentemente decapitato con la nota operazione'Perseo'. Le linee d'azione criminale della famiglia mafiosa diVillabate, oltre all'attività estorsiva, prevedeva il reimpiegodei proventi delle attività attraverso il fraudolentotrasferimento di beni a soggetti terzi, così da eludere, tral'altro, l'effettiva riconducibilità in capo all'organizzazionedi due agenzie di scommesse sportive e di un supermercato dialimentari.Le intercettazioni hanno consentito di comprendere come laribellione degli imprenditori al racket del `pizzo' dia fastidioai mafiosi. Eloquente, in proposito è l'affermazione, "aicristiani oggi gli si legge negli occhi che si vogliono faresbirri..." di uno degli estortori, Giovanni Montaperto mentreparla con il presunto capomafia, Giovanni D'Agati.Le indagini inoltre hanno accertato l'esistenza di intensirapporti della famiglia di Villabate con gli Stati Uniti ed, inparticolare, con esponenti di spicco di cosa nostra newyorkese,finalizzati anch'essi al reinvestimento di capitali illeciti inattività commerciali sul territorio americano. In cella sonofiniti Giovanni D'Agati, 69 anni, Gioacchino La Franca, 56 anni,Francesco Antonino Fumuso, 32 anni, Giovanni Montaperto, 34 anni,Maurizio Cuppari, 39 anni, Marcello Caracappa, 40 anni, MaurizioDi Peri, 33 anni, Davide Di Peri, 31 anni, Fabio Ribera, 32 anni,Salvatore Arena, 49 anni, Marco Arena, 24 anni e GianpieroAlaimo, 34 anni. Sotto sequestro, invece, sono finite l'agenziadi scommesse denominata "Punto Snai web - scommesse ed ippica" la"Intralot - giochi e scommesse" e il negozio "Sapori genuini",tutti siti a Villabate.

apcom

Venerdì 27 Febbraio 2009

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