Lodo Alfano/Giudici Consulta 'sereni':sentenza figlia del diritto

Lodo Alfano/Giudici Consulta 'sereni':sentenza figlia del diritto Errore è stato caricarla politicamente:mai pregiudizi e pressioni

Roma, 7 ott. (Apcom) - Essere additati come "di sinistra" amareggia, e non poco. Così come "decisamente impropri" sono stati quegli elenchi dei 'favorevoli' e dei 'contrari' al lodo Alfano circolati nelle ultime ore. O le voci su presunte 'pressioni' dei vertici istituzionali, Quirinale in testa, "ma quando mai...nessuno le ha sentite...". Sono tutte "illazioni", si sfogano alla Corte costituzionale, reduci dal verdetto di incostituzionalità della norma che assicura l'immunità nei processi alle quattro più alte cariche dello Stato. Sette ore e mezza di camera di consiglio in due giorni, ventiquattr'ore esatte dal momento in cui ieri pomeriggio i 15 giudici sono entrati nella sala pompeiana del Palazzo della Consulta per decidere le sorti della tanto contestata norma.Alla fine, nessuna 'terza via' come qualcuno aveva ipotizzato in questi giorni, caldeggiata da più parti perchè avrebbe consentito di salvare in parte la norma, sollevando vizi e suggerendo ritocchi da introdurre. La sentenza invece è netta: il 'lodo' viola due volte la Costituzione, l'articolo 3 che sancisce l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e l'articolo 138 che indica la procedura di revisione della Carta. Dunque, sentenzia la Consulta con una decisione presa a maggioranza (9 sì e 6 no), sarebbe servita una legge costituzionale per legittimare lo 'scudo processuale' per i presidenti della Repubblica, delle Camere e del Consiglio.Ed è una decisione che ha diviso, sì, ma alla quale i giudici rivendicano di essere arrivati "serenamente", ispirati dalla "normalità" di quello che deve essere sempre il giudizio sulle leggi, Costituzione alla mano. Una decisione in punta di diritto, "nessuno l'ha scritta o ispirata fuori da questo palazzo", si difendono dalla Corte. Ha sbagliato, invece, chi ha voluto "caricarla di troppi significati politici". Sarebbe il caso di "darsi una calmata, non è nulla di rivoluzionario", è lo sfogo che ricorre nei corridoi del palazzo. "Basta attendere le motivazioni (ci vorranno almeno 3 settimane, ndr), si capirà che gli spazi per rimediare ci sono, eccome". Ma quel che stupisce di più è che argomenti così "strumentali" vengano messi in campo da giuristi, a loro sarebbe chiesto di essere "più cauti" nell'esprimere giudizi.

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