Governo/'Metodo Monti' anche per sottosegretari:Pochi e tecnici

Governo/'Metodo Monti' anche per sottosegretari:Pochi e tecnici Veti tra partiti, sceglierà il premier confrontandosi con leader

Roma, 21 nov. (TMNews) - Massimo una trentina, nessun sottosegretario per i ministri senza portafoglio, scelti direttamente da Mario Monti confrontandosi con i leader dei partiti e ovviamente con il "concerto" del ministro interessato. Oltre al dato ormai acquisito che si tratterà di tecnici e non di politici. Dovrebbero essere questi i criteri illustrati dal premier in consiglio dei ministri per la scelta delle personalità che andranno a completare la squadra di governo, con ogni probabilità già al Cdm che si dovrebbe tenere venerdì. Criteri che alla fine risolvono diversi problemi alle segreterie dei partiti, sommersi da richieste e da autocandidature e alle prese con la necessità di rispettare gli equilibri interni tra le varie componenti.Che la scelta sia caduta su tecnici 'quasi puri', lo fanno capire le dichiarazioni che si sono susseguite nel pomeriggio dai diversi partiti: "Il Pd ha sempre pensato a soluzioni tecniche, coerentemente non c'è motivo per cambiare idea", dice il coordinatore della segretaria nazionale del Pd, Maurizio Migliavacca. Se non fosse così, gli fa eco il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, "si cadrebbe in una contraddizione che avrebbe anche aspetti sgradevoli". Anche Pier Ferdinando Casini dà il via libera: "Il metodo Monti ha funzionato, perché cambiarlo?".La scelta di Monti potrebbe anche non essere fatta all'interno di una rosa di nomi avanzata dai partiti. Secondo alcuni infatti potrebbe essere lui a decidere e poi consultare, come ha fatto per i ministri, solo i leader dei partiti, Bersani, Casini e Alfano. Oppure, essere fatta all'interno di una rosa 'scremata' dal confronto tra i segretari, per concordare intanto nomi accettabili da tutti, e poi per trovare la quadra su chi darà sottosegretari a quale ministero. Non è un mistero - ad esempio - il pressing di Silvio Berlusconi e del Pdl per avere un numero 2 di fiducia nei ministeri 'chiave' - per il Cavaliere - della Giustizia e dello Sviluppo (ovviamente in ottica Tlc). Possibile quindi un incontro in settimana tra Alfano, Bersani e Casini per sbrogliare almeno questa matassa.Quel che appare certo è che, a questo punto, si tratterebbe di personalità dal profilo "prevalentemente" tecnico, con competenze riconosciute sulla materia, e nella maggior parte dei casi senza un passato da parlamentare. Ma a differenza dei ministri, riconducibili ai diversi partiti che sostengono in Parlamento il governo: "Funzionari di ministero, ex capi di gabinetto, consulenti, tecnici di area, che hanno comunque avuto rapporti 'organici' con i partiti", spiega un dirigente che si sta occupando della partita.La soluzione 'tecnica' spiegano alcune fonti parlamentari risolverebbe due problemi, da un lato il premier non intende ritrovarsi in un "assalto alla diligenza", insomma non vuole sembrare sotto schiaffo dei partiti, come gli ultimi due giorni di cronache giornalistiche sembravano dimostrare. E dall'altro lato aiuterebbe a sopire i problemi interni ai partiti e tra i partiti. Alcuni dei nomi circolati in questi giorni in quota Pdl hanno infatti fatto storcere il naso all'altro partito di maggioranza, il Pd preoccupato che dal partito del premier arrivassero personaggi scelti per tutelare ancora una volta i suoi interessi. Tra le varie componenti dei Democratici poi si sarebbe scatenata una competizione per ottenere posti, richieste e autocandidature sono arrivate non solo in base alla corrente di appartenenza, raccontano, ma anche in base all'area geografica. E dunque alla fine per il Pd il mandato a Monti è pieno e totale. "Scelga lui - dicono al Nazareno - se vuole una rosa di nomi gliela presenteremo altrimenti per noi può scegliere autonomamente".

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