Governo/ Berlusconi rifiata, ma aveva piano B: urne a novembre

Governo/ Berlusconi rifiata, ma aveva piano B: urne a novembre Numeri lo agitano, poi fiducia lo solleva. Voto 2012 si avvicina

Roma, 14 ott. (TMNews) - Era uscito di casa con la 'tabella dei numeri' di Denis Verdini sotto braccio. Quella che non si vedeva era l''arma' finale che Silvio Berlusconi recava con sé, il piano B da utilizzare nel caso in cui alla Camera l'Aventino delle opposizioni riuscisse nello scopo di invalidare il voto di fiducia e tagliare le gambe al Cavaliere. Era la strategia studiata con Alfano e Letta, prevedeva questi passaggi: salita al Quirinale, richiesta di scioglimento della sola Camera dei deputati, probabile diniego del Colle, controrichiesta di voto immediato, con indizione dei comizi elettorali per elezioni entro fine novembre. Questo nei Palazzi. Fuori, invece, il premier sarebbe stato pronto a un immediato pressing mediatico per impedire qualunque tipo di 'ribaltone' ed evitare fughe di massa dei deputati pidiellini. In fondo, ha spiegato ad alcuni ministri che temono la nascita di altri esecutivi, a gennaio "mancano poco più di due mesi...". E il piano B, se qualcuno ritentasse il blitz, sembra di capire che potrebbe essere rispolverato.A sera questi pensieri sono lontani. Sarà per il senso di scampato pericolo. Ma la forbice numerica che gli era stata promessa, 316-318 parlamentari (poi saranno 316), non lo rasserenava, non prevedeva un margine di sicurezza adeguato. Figurarsi quando si è sfilato anche un deputato dato per certo dal Pdl (Antonio Buonfiglio). Berlusconi ha alzato la voce, chiedendo di non esporre il Paese al rischio dell'instabilità. Poi il sospiro di sollievo, almeno per stasera.Certo i numeri restano ballerini, il saldo complessivo sulla fiducia si assesta a 'meno 2'. E le manovra non accennano a placarsi. Nel Pdl si teme che la scelta dell'Aventino, oggi fallimentare ma domani chissà, possa diventare la norma del centrosinistra, con ossessive richieste di numero legale e i membri dell'esecutivo costretti a essere presenti sempre, pena la paralisi della Camera. Senza contare la grana del decreto sviluppo, sul quale il correntone azzurro, i tre ex finiani di Fare Italia e soprattutto gli scajoliani promettono sfaceli. Anche perché l'ex ministro l'ha ripetuto ai suoi, la battaglia sul dl è quella decisiva. Come a dire, il voto non è scontato.La scelta di puntellare la maggioranza, d'altra parte, è stata decisa per evitare future sorprese.Intanto però quasi tutti danno per scontato che lo scenario più probabile, a Palazzo Grazioli, sia diventato quello di un ritorno anticipato al voto, senza passare da altri esecutivi. Come arrivarci è il problema di domani. Anche in questo caso torna utile la previsione di Casini: "Non mi meraviglierei se alla Camera si votasse poco, nei prossimi due mesi...".

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