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Mercoledì 23 Dicembre 2009
Fiat/Il Natale di Marchionne: 8 mld investimenti, chiude Termini
Fiat/Il Natale di Marchionne: 8 mld investimenti, chiude Termini No dei sindacati, Scajola annuncia tavolo per sito siciliano
Roma, 23 dic. (Apcom) - Sergio Marchionne illustra un "piano molto ambizioso" per la Fiat con 8 miliardi di investimenti, di cui due terzi in Italia; l'aumento della produzione di auto dalle attuali 650mila fino a un milione entro tre anni; 17 nuovi modelli nel prossimo biennio; il rilancio del sito produttivo di Pomigliano d'Arco con la piattaforma per la nuova Panda. Ma conferma il disimpegno del Lingotto per lo stabilimento di Termini Imerese, che dal 2011 non produrrà più vetture.Una decisione che suscita le critiche e le perplessità del sindacato, mentre il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, annuncia un tavolo ad hoc per definire il futuro industriale del polo produttivo di Termini.A Palazzo Chigi è andato in scena il primo atto di un confronto che proseguirà dopo Natale. Nella sede del governo si è sentita l'eco delle proteste di centinaia di tute blu di Termini, Pomigliano e Arese, che più volte hanno tentato di raggiungere il palazzo."Abbiamo un piano ambizioso, soprattutto per l'Italia", ha detto l'ad di Fiat spiegando però che "bisogna conciliare i costi industriali con la responsabilità sociale".Per Pomigliano d'Arco, premesso che "lo stabilimento così com'è non può reggere" l'ad ha annunciato un piano di rilancio che ha l'obiettivo di portare nel sito napoletano "la piattaforma della futura Panda". Ma su Termini la linea della Fiat non cambia, lo stabilimento siciliano cesserà di costruire auto da fine 2011.Il futuro dell'impianto siciliano resta il nodo da sciogliere. Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, "non si può esprimere un giudizio positivo sul piano per il semplice fatto che è fondato sulla chiusura dello stabilimento". Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, apprezza l'impegno per Pomigliano d'Arco, ma "servono maggiori garanzie per l'occupazione". Il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, non si rassegna "a un tragitto che sembra già segnato".
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