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Martedì 27 Ottobre 2009
Arabia saudita/ Parla giornalista graziata: "il re mi ha salvata"
Arabia saudita/ Parla giornalista graziata: "il re mi ha salvata" Rozana: "la società mi aveva condannata a morte"
Roma, 26 ott. (Apcom) - Rozana al Yami è stata graziata e proclama la sua gratitudine per il sovrano saudita. "La società, prima ancora del giudice, mi aveva già condannata ad una morte civile e la grazia emessa dal mio sovrano, il Re Abdulla Bin Abdul Aziz, mi ha restituito la mia dignità e mi permette, fiera, di alzare la testa; perchè non ho commesso alcun peccato per essere flagellata". A parlare cosi' alla tv satellitare al Arabiya è la giornalista saudita condannata a 60 frustate per avere lavorato a un programma della tv saudita in cui si intervistava un adultero. L'uomo, peraltro, non è stato graziato e le frustate che lo aspettano sono 1000.Con un intervento senza precedenti per un caso che è stato al centro dell'attenzione mondiale, il sovrano saudita non solo ha annullato la sentenza, ma ha dato disposizioni affinché in futuro i casi dei giornalisti vengano "inoltrati al ministero della Cultura, in quanto competente per le questioni dei media e dell'informazione", bypassando il sistema giudiziario.Il sovrano saudita ha ricevuto numerose pressioni internazionali fra sabato scorso, giorno della sentenza, e oggi. Il caso certo non rappresentava una buona vetrina per le innovazioni di re Abdallah in un paese profondamente conservatore. Il tribunale di Jeddah aveva condannato alla frusta Rozana al Yami, giornalista dell'emittente panaraba LBC, per lo show in cui un uomo saudita si vantava delle proprie esperienze sessuali.La giornalista ha spiegato che il giudice aveva lasciato cadere le accuse sul suo coinvolgimento diretto nel programma, ma l'aveva comunque condannata per aver lavorato part-time per il canale televisivo.Oggi, la ventiduenne Rozana racconta all'emittente del suo paese come ha ricevuto la notizia della grazia. "Mi ha telefonato il ministro della Cultura per comunicarmi la bella notizia. E' una risposta a tutti coloro che hanno messo in dubbio il mio amore per il mio paese e hanno attaccato la mia tribù". "Ho ringraziato Allah - ha aggiunto - per la fine dell'ingiustizia che ho subito, anche se avevo accettato il verdetto dei giudici che faceva male non solo a me ma anche a tutti coloro che lavorano nel campo dell'informazione".Nonostante le minacce di morte ricevute "via sms e internet", "Ora che ho il conforto del sovrano, non intendo assolutamente abbandonare la mia missione di giornalista", ha detto Rozana che "per tutta la mattinata è stata subissata da telefonate, sms e e.mail di congratulazioni". Rozana, che lavora per almeno altre tre testate saudite afferma di non sentirsi affatto "un'eroina".La rete satellitare per cui lavora, di cui peraltro ècomproprietario il principe saudita Al Waleed bin Talal, è stataoscurata nel regno. Un'altra collega di Rozana era stata fermatainsieme a lei ma è scampata alla condanna.Peggio però è andata al protagonista diretto dello scandalo, Mazen Abdul Jawad, che il 7 ottobre era stato condannato a cinque anni di prigione e 1000 frustate perché il suo comportamento - sia la fornicazione che il vantarsene in tv - era stato giudicato "'immorale" secondo la sharia (la severa legge coranica in vigore in Arabia Saudita). Inoltre non potrà lasciare il paese per altri 5 anni, ed è stato nominato un assistente sociale per seguirlo in carcere. Non solo. Tre amici dell'uomo, che avevano partecipato allo stesso programma, sono stati condannati a due anni di carcere e 300 frustate ciascuno. E per loro, ancora non si parla di grazia.
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