Nessuna "apocalisse della disinformazione" a causa dell'intelligenza artificiale nel 2024

Studio della Munich Security Conference

Nessuna apocalisse di fake news nell'era dell'intelligenza artificiale (Ia). Il 2024, ribattezzato il "super anno elettorale", non ha registrato lo tsunami di disinformazione spinta dalla diffusione dell'Ia che tanti analisti avevano paventato.

Secondo un'analisi della Munich Security Conference, nonostante l'intelligenza artificiale aggravi la minaccia delle operazioni di disinformazione fornendo strumenti più potenti per creare e diffondere fake news, il suo impatto è stato finora "trascurabile". Il World Economic Forum aveva indicato proprio la disinformazione legata all'Ia come uno dei principali rischi per la stabilità globale nel 2024, anno in cui si è votato in più di 60 Paesi che rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale.

Eppure la bomba atomica delle fake news create con l'Ia non è esplosa. Secondo gli esperti, le tattiche che implicano un uso distorto dell'Ia nelle campagne di disinformazione sono state meno diffuse e meno incisive di quanto ci si aspettasse. Tattiche, rilevano, ancor meno evidenti alle europee e alle parlamentari in Francia e Regno Unito. "I pochi casi salienti hanno riguardato l'uso da parte dei militanti francesi di estrema destra di alcune immagini generate dall'Ia, ad esempio quelle che ritraggono i migranti in arrivo sulle coste francesi", si legge nell'analisi. Simili immagini, create con l'Ia e usate per lo più in ambienti di destra, sono state usate nella campagna per le europee, mentre nel Regno Unito i contenuti di Ia generativa sono diventati virali "solo in pochi casi".

Gli scenari da incubo previsti dagli analisti non si sono quindi materializzati e questo, secondo la Munich Security Conference, per diversi motivi. Il primo è l'intervento dei governi e l'impegno delle aziende tech per contenere la diffusione di contenuti ingannevoli. Secondo gli esperti poi gli stessi responsabili delle campagne elettorali, è il caso degli Usa, sarebbero stati cauti nell'uso dell'Ia temendo potenziali costi di reputazione. Ad ogni modo, si osserva nel report, l'impiego dell'intelligenza artificiale nelle operazioni di disinformazione potrebbe comunque non influenzare in modo significativo le abitudini di voto dei cittadini che restano salde per la maggior parte degli elettori a prescindere dalle nuove informazioni, reali o inventate. E poi c'è un ultimo aspetto che gli esperti sottolineano, il livello di sofisticazione delle tattiche per manipolare i contenuti con l'IA e diffonderli. Per ora gli attori della disinformazione prediligono metodi tradizionali, di cui sono già esperti.

Se la bomba atomica della disinformazione amplificata dall'Ia non è esplosa, tuttavia "la miccia è stata accesa" avvertono gli esperti che invitano a non abbassare la guardia davanti a nuove tendenze preoccupanti per il potenziale impatto dell'Ia sulla democrazia che vanno delineandosi all'orizzonte. In primo luogo, i progressi degli strumenti di Ia che diventano sempre più sofisticati. E ancora, la crescente pervasività dei contenuti di Ia e il rischio di un disimpegno nei confronti dell'informazione politica da parte del pubblico per il quale diventa sempre più difficile vagliare le notizie online. 

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