BRUXELLES - C'è una nota di ottimismo nel quadro tracciato da Roberta Metsola sul nuovo Patto Ue per la migrazione e l'asilo. In un'intervista al pool di agenzie riunite nell'European Newsroom, tra cui ANSA, la presidente del Parlamento europeo dice di guardare "fiduciosa" e "ottimista" alle trattative in corso sul regolamento in materia di gestione delle crisi migratorie, fino a ieri in stallo a causa di una serie di veti incrociati degli Stati membri.
Metsola spera che il negoziato sul testo "si sblocchi questa settimana o la prossima", pur ammettendo le divergenze di vedute che tengono in ostaggio il Patto, arrivato faticosamente all'ultimo miglio. "Non è una novità, ma si dovrebbe riuscire a trovare una maggioranza. Si troveranno degli equilibri", spiega la presidente, sottolineando la necessità di "fare il possibile" per giungere a un accordo.
Lo stallo sul regolamento, che contempla un sistema di solidarietà obbligatoria per redistribuire i migranti in caso di afflussi massicci, ha spinto il Parlamento europeo a sospendere le trattative su altri due testi in cui si articola il Patto sulla migrazione, quello per il database europeo per le richieste d'asilo e quello per lo screening congiunto degli arrivi. "Non considererei i dossier in pausa", puntualizza Metsola, la questione è che "non si può affrontare solo il pilastro della sicurezza dell'immigrazione senza il pilastro dell'asilo".
Che si arrivi quindi a chiudere una partita iniziata nell'autunno 2020, quando la Commissione europea ha presentato il Patto, è quindi per Metsola "essenziale" anche in vista delle europee del prossimo giugno. "Non riesco a immaginare - dice - di affrontare i miei elettori e dire loro che sono passati altri cinque anni". Dieci dalla tragedia di Lampedusa, ricorda la presidente, quando "il Mar Mediterraneo fu definito il più grande cimitero del mondo".
Ed è proprio alla pressione migratoria sull'isola delle Pelagie che Metsola guarda per ribadire le responsabilità dell'Europa davanti a crisi di queste dimensioni. "Un Paese" che si trovi a far fronte a un arrivo massiccio di migranti come a Lampedusa, "un'isola di 6.000 cittadini" che "improvvisamente riceve 1.700 persone un giorno, altre 3.000 un altro, non può essere lasciato solo e non può sentirsi lasciato solo".
La presidente del Parlamento europeo, poi, tende una mano al governo italiano, aprendo alla possibilità di una missione navale nel Mediterraneo. "È un aspetto che potremmo considerare positivamente", dice la politica maltese, a condizione che la missione faccia sì che "meno persone perdano la vita" e che "i confini siano rispettati".
Metsola sembra in sintonia con Roma anche su un altro punto, l'intesa Ue-Tunisia sulla migrazione, voluto dalla premier Giorgia Meloni, e che attraversa al momento acque agitate. "Finché non avremo trovato una soluzione che consenta di esaminare le richieste di asilo al di fuori del territorio dell'Ue - conclude - dovremo dialogare con quei Paesi da cui i migranti non hanno altra soluzione che salire su una nave".
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