WASHINGTON - Era nell'aria: dopo le sanzioni sull'Iran ripristinate dall'amministrazione Trump è scontro tra le due sponde dell'Atlantico. Europa e Stati Uniti entrano in rotta di collisione e ricucire non sarà facile: perché se il presidente americano va avanti per la sua strada e minaccia di colpire anche gli alleati storici con misure restrittive, Bruxelles non sembra voler rimanere a guardare, così come Londra, Parigi e Berlino. E a lanciare la sfida al tycoon è la responsabile della politica estera della Ue, Federica Mogherini, con un appello alle imprese europee: andate avanti con i vostri affari e i vostri investimenti con Teheran. E non temete le minacce perché vi sosterremo, assicura, sottolineando come l'Europa non lascerà morire lo storico accordo sul nucleare iraniano del 2015. A Bruxelles non sono quindi andati giù i toni perentori, quasi intimidatori, dell'inquilino della Casa Bianca, che con un tweet è tornato a lanciare il suo ultimatum: "Chiunque faccia affari con l'Iran NON farà affari con gli Stati Uniti".
Il tycoon agita dunque ancora una volta lo spettro delle sanzioni che, se necessario, non risparmierebbero nemmeno i Paesi amici, come accaduto del resto sul fronte dei dazi. Il presidente americano mette in guardia innanzitutto gli altri Paesi firmatari dell'intesa del 2015, quelli che a differenza degli Usa restano fedeli al patto e lo difendono a spada tratta. Considerando questa l'unica vera strada per scongiurare il peggio: che l'ex 'stato canaglia' prosegua la sua corsa verso la bomba nucleare. Ma la Casa Bianca, appoggiata da Israele, non si fida, ed è tornata ad accusare Teheran di finanziare il terrorismo e di destabilizzare la regione mediorientale, rappresentando così una minaccia per la sicurezza degli Usa e dei suoi alleati. Per questo nelle ultime ore è scattata una prima ondata di sanzioni su oro, metalli preziosi, auto, tappeti. Anche se quella più dura è attesa per il 5 novembre, quando la stretta riguarderà il settore petrolifero e quello bancario. Una mossa che potrebbe mettere in ginocchio l'economia iraniana con il rischio sempre maggiore di rivolte popolari, con il valore del rial ai minimi e i prezzi dei generi di prima necessita' sempre piu' in aumento. E forse proprio su questo che punta l'amministrazione Trump, che spera di mettere pressione sui vertici della Repubblica Islamica e di strappare considerevoli concessioni all'eventuale tavolo dei negoziati. Tavolo che Trump si è detto disposto ad aprire subito incontrando in qualunque momento il presidente iraniano Hassan Rohani. La strada del dialogo appare pero' piu' che mai in salita, con Teheran che ha già chiuso la porta e gli europei sul piede di guerra per le sanzioni ripristinate. Critiche anche dagli altri due Paesi firmatari dell'intesa del 2015, Cina e Russia.
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