La regola dell'unanimità dei 27 va superata, pochi scettici non possono tenere sotto scacco un continente. In un Europarlamento gremito di giovani per la chiusura della Conferenza sul futuro dell'Europa, Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron provano a tracciare i contorni della nuova Ue. La guerra in Ucraina è il convitato di pietra, e a Strasburgo è forte l'eco del veto alle nuove sanzioni contro Mosca reiterato solo poche ore prima da Budapest. "Il voto all'unanimità in alcune aree chiave della politica europea non ha più senso", è la sentenza della presidente della Commissione Ue. Macron, fresco di riconferma, raccoglie l'assist e va oltre, mettendo sul tavolo la proposta di un nuovo format parallelo a quello dell'Unione e che includa Paesi come Ucraina e Gran Bretagna.
Cambiare i Trattati, per i vertici europei, non sarà per nulla semplice. Mentre a Strasburgo von der Leyen rilanciava la necessità di una riforma, 13 Paesi membri mettevano già nero su bianco il loro secco no. "Cambiare i Trattati sarebbe "sconsiderato e prematuro" e rischierebbe "di togliere energia politica all'importante compito di trovare soluzioni alle domande dei cittadini", hanno scritto in un 'non-paper' Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia e Slovenia. Nel mirino c'è innanzitutto il superamento della regola dell'unanimità, tradizionalmente osteggiata dai Paesi più piccoli. Ma i 'no' arrivano anche dalla base europarlamentare. Il gruppo Ecr, con il co-presidente Raffaele Fitto, ha sottolineato come la soluzione per il futuro dell'Ue non sia "la creazione di un super-Stato europeo". "Bruxelles vuole un ulteriore accentramento dei poteri", ha attaccato il presidente del gruppo Id Marzo Zanni. Eppure, in Italia, governo e maggioranza hanno già dato un primo placet al disegno di riforma targato von der Leyen. "Modificare i Trattati e alcune regole è fondamentale", ha affermato da Strasburgo il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola.
Del resto, proprio nella città alsaziana il premier Mario Draghi aveva sottolineato l'urgenza di superare la regola dell'unanimità. Un'urgenza condivisa anche dal segretario del Pd Enrico Letta e da Silvio Berlusconi, leader di Fi e di un centrodestra che, sull'Ue, continua a spaccarsi. "I federalisti hanno trasformato dell'Europa in una farsa, hanno imposto la loro agenda, respingendo tutte le proposte dei Conservatori", si è infatti subito smarcata Giorgia Meloni. A settembre, in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione, von der Leyen proverà a dare le prime risposte alle 49 proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa. E la presidente della Commissione si è detta anche favorevole ad una Convenzione che lavori alla riforma. Una riforma che "dia maggiore efficacia alla politica europea", gli ha fatto eco Macron, rilanciando inoltre l'idea di Mitterand, di una Comunità politica europea che includa tutti quei Paesi che ambiscono ad entrare nell'Ue ma che, di certo, non possono farlo nel breve periodo. Paesi come l'Ucraina ma anche come quelli dei Balcani Occidentali.
"Serve un nuovo spazio di cooperazione politica e di sicurezza in materia di energia, trasporti, investimenti, infrastrutture, libera circolazione", ha spiegato Macron secondo il quale, in questo nuovo format, potrebbe entrare anche chi è uscito dall'Ue, ovvero la Gran Bretagna. "La proposta è interessante", è la sponda che gli ha subito fornito il cancelliere tedesco Olaf Scholz incontrandolo a Berlino. L'idea, molto vicina a quella di una Confederazione europea lanciata da Letta alcune settimane fa, potrebbe trovare terreno ben più fertile rispetto alla riforma dei Trattati. "Conosco i timori ma un'Europa a più velocità già esiste", ha sottolineato Macron definendo sbagliato che non ci siano riunioni ad hoc dei leader dell'eurozona o dei Paesi Schengen. "Le crisi - ha osservato - non possono rallentare l'agenda dell'Ue".
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