Roma - La stretta sui tassi prosegue con passo determinato, come promesso, ma all'orizzonte i mercati vedono già il picco dei rialzi e festeggiano, anche grazie alla presidente della Bce Christine Lagarde che ha parzialmente corretto i toni duri di dicembre. Nonostante la Banca centrale europea abbia alzato il costo del denaro di altri 50 punti base, annunciando un ulteriore aumento della stessa entità a marzo, le borse europee chiudono in deciso rialzo, con Milano che registra il massimo da un anno (+1,49%). L'ottimismo si riflette anche sullo spread, che rallenta a 182, e sui rendimenti dei Btp che crollano di 40 punti base al 3,88%, il calo maggiore da marzo 2020. Magra consolazione, però, per chi ha un mutuo a tasso variabile o per chi vuole accenderne uno nuovo, anche a tasso fisso: la nuova rata salirà in media fra i 33 e i 43 euro rispetto al mese scorso.
Contrariamente alla Fed americana, che ieri ha rallentato il suo corso con un rialzo di un quarto di punto, la Bce conferma la sua linea da falco convinta che nell'Eurozona non ci siano ancora segnali di disinflazione. "Se guardiamo all'inflazione di fondo (al netto di alimentari ed energia, ndr), eravamo al 5% a novembre, siamo saliti al 5,2% a dicembre e siamo tuttora al 5,2%, il massimo storico", ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde al termine della riunione, sottolineando proprio il dato che ancora allarma i governatori. E' il segnale che il rialzo dei prezzi, partito dall'energia, si è travasato pienamente sugli altri beni e servizi. Ma la politica monetaria sta funzionando, e lo dimostra la stretta delle banche sui prestiti alle aziende: secondo Lagarde, è esattamente la stretta creditizia "efficiente e necessaria" che serviva.
Per questo si può parlare adesso di rischi "bilanciati" per lo scenario d'inflazione, e non più "al rialzo, come li aveva definiti fino al Consiglio direttivo di dicembre. Anche i rischi sulla crescita economica sono adesso "bilanciati" (e non più "al ribasso") visto che l'economia della zona euro si è dimostrata "più resiliente del previsto". Ma le ombre restano. Da una parte il rallentamento che può portare a nuova disoccupazione, e dall'altra nuove spinte inflazionistiche che i governi potrebbero involontariamente creare se non ridurranno gli aiuti. Lagarde non lo aveva mai detto così chiaramente: "Ora che diventa meno acuta la crisi energetica, è importante cominciare e ridurre le misure" di sostegno, ha spiegato, perché gli aiuti che non sono mirati "creano pressioni sull'inflazione e questo richiede una risposta di politica monetaria più forte".
Nel Consiglio direttivo, ha spiegato la presidente, c'è stato "un consenso molto molto ampio" sulla scelta delle prossime mosse, ma non sul modo di comunicarle. La spinta delle colombe - come il governatore Ignazio Visco - per ammorbidire i toni è sempre ben presente nel dibattito interno al board. E qualcosa sembra aver mosso, se la presidente corregge parzialmente il tiro parlando del rialzo di marzo: "E' un'intenzione, è una parola forte anche se non un impegno irrevocabile o assoluto", ma "nessuno deve dubitare" della determinazione della Bce a riportare l'inflazione al 2%. Oltre ad aumentare i tassi, il Consiglio ha anche confermato la riduzione del Qe. Il portafoglio App (il programma di acquisti di titoli) calerà di 15 miliardi al mese dall'inizio di marzo alla fine di giugno 2023, e la riduzione successiva sarà decisa nel tempo. Per quanto riguarda il programma di acquisti pandemico Pepp, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza almeno fino alla fine del 2024. I reinvestimenti in titoli di Stato verranno distribuiti in proporzione alla quota di titoli in scadenza per ogni Paese, mentre nell'ambito degli acquisti di obbligazioni societarie la Bce prediligerà emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico.
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