Europa
Lunedì 12 Novembre 2018
Khashoggi, Erdogan consegna audio shock a Usa e Europa
"Abbiamo dato la registrazione a Washington, Londra, Parigi, Berlino e anche all'Arabia Saudita", ha rivelato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, riferendosi ai 7 minuti in cui il giornalista saudita è stato strangolato.
WASHINGTON - Sette minuti, sette interminabili e concitati minuti durante i quali Jamal Khashoggi ha cercato di divincolarsi dai suoi aguzzini, di resistere a quelle mani che gli stringevano con forza il collo fino a togliergli anche l'ultimo respiro. Sette minuti in cui ha tentato disperatamente di opporsi ad un destino ormai segnato, da cui una volta entrati nel consolato saudita di Istanbul era impossibile sfuggire. Istanti catturati in un audio shock che le autorità turche fin dall'inizio affermano di avere in mano e che ora hanno condiviso con le autorità americane, europee e anche con quelle di Riad. "Abbiamo dato la registrazione a Washington, Londra, Parigi, Berlino e anche all'Arabia Saudita", ha rivelato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan prima di partire per Parigi e raggiungere gli altri leader mondiali che partecipano alle celebrazioni per il centenario dell'armistizio che pose fine alla prima guerra mondiale. Quell'audio rappresenterebbe dunque la principale prova dell'assassinio di Khashoggi, un assassinio premeditato portato a termine da uno spietato commando di 15 persone arrivato da Riad ad Istanbul dove il giornalista saudita dissidente, editorialista del Washington Post, doveva ritirare alcuni documenti per il suo matrimonio. La registrazione, che afferma sia stata già da tempo ascoltata e studiata dalla Cia, dimostrerebbe come quella di Khashoggi sia stata una morte lenta, con i killer che hanno dovuto faticare e lottare per soffocare la vittima. Altro che incidente, come all'inizio avevano sostenuto le autorità saudite. Non è chiaro come i turchi siano entrati in possesso del file audio. Alcuni media, citando fonti informate, hanno ipotizzato che la registrazione sia da ricondurre all'Apple Watch che Khashoggi portava al polso, ma questo scenario non convince gli esperti. Più facile immaginare a delle cimici nel nel consolato saudita, una pratica vietata dalla convenzione di Vienna. Ed è chiaro che le autorità turche non possono ammettere pubblicamente di spiare una missione diplomatica straniera. Nonostante Riad abbia poi riconosciuto la tesi dell'omicidio premeditato e abbia arrestato 18 persone coinvolte, resta un giallo su chi siano i mandanti, col principale sospettato che resta il principe ereditario saudita Mohamemd bin Salman. Ancora un giallo poi la fine fatta dal cadavere di Khashoggi, mai ritrovato: fatto a pezzi, nascosto, sciolto nell'acido, la caccia al corpo del giornalista scomodo continua.
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