WASHINGTON - E' tregua tra Donald Trump e l'Europa. Jean Claude Juncker è arrivato alla Casa Bianca nella speranza di disinnescare le tensioni commerciali con gli Usa che rischiano di incrinare in maniera irreversibile le relazioni tra le due sponde dell'Atlantico. E il presidente della Commissione Ue è riuscito a strappare un accordo. "Oggi è un grande giorno, abbiamo lanciato una nuova fase nei rapporti tra Usa ed Europa", ha detto Trump dopo l'incontro. "L'obiettivo e' quello di zero tariffe, zero barriere commerciali non tariffarie e zero sussidi sui beni industriali che non siano auto", ha spiegato. Visibilmente soddisfatto anche Juncker, che è riuscito lì dove non erano riusciti Angela Merkel ed Emmanuel Macron: "Ero venuto qui per trovare un'intesa e l'abbiamo trovata", ha affermato.
Eppure la vigilia era stata densa di nubi. Il presidente americano, pur auspicando un accordo, a poche ore dal meeting aveva aveva rilanciato la sua sfida: "Un'intesa sì, ma che sia equa per tutti". Altrimenti - aveva svelato il Washington Post - sono già pronti i temuti dazi del 25% sulle auto che il presidente americano potrebbe far scattare entro la fine dell'anno. Che il clima prima dell'incontro non fosse disteso lo si era letto nei volti dei due leader. Del resto non molto tempo fa Trump, che ora ha definito il presidente della Commissione Ue "un uomo molto intelligente ma anche molto duro", lo aveva etichettato come "un killer", parlando dell'Unione europea addirittura come di "un nemico per gli Stati Uniti". Juncker non ha dimenticato quelle parole, e davanti alle telecamere ha ricordato al tycoon che Europa e America sono "alleati, non nemici".
"Dobbiamo parlare tra noi, dobbiamo lavorare insieme", ha incalzato il capo dell'esecutivo europeo, mandando un chiaro messaggio all'inquilino della Casa Bianca: azioni unilaterali sui dazi non possono che portare a un'escalation che non fa bene a nessuno, neanche all'economia e ai lavoratori americani. Del resto Bruxelles non resta con le mani in mano. E se alle tariffe su acciaio e alluminio imposte da Trump ha risposto colpendo marchi simbolo del 'Made in Usa' come quelli dei jeans Levi's e delle moto Harley-Davidson, la Ue è già pronta alla rappresaglia se davvero l'amministrazione statunitense dovesse punire le case automobilistiche del Vecchio Continente: dazi per un altro pacchetto di merci importate dagli Stati Uniti per un valore di 20 miliardi di dollari.
Ma le maggiori preoccupazioni in queste ore sono quelle di Berlino, in ansia per il piano di Trump di imporre dazi per 200 miliardi di dollari sulle auto straniere. Le case tedesche sarebbero le prime ad essere colpite pesantemente. "Mi auguro non si arrivi a questo punto", ha auspicato la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem. Se sarà davvero tregua e persino pace lo si vedrà nelle prossime settimane, anche perché nel confronto tra la dottrina protezionista dell'America First e i valori del globalismo e del multilateralismo incarnati dall'Unione europea si inseriscono dinamiche del tutto politiche. Con Trump che in vista delle elezioni in Congresso del prossimo novembre - secondo molti osservatori - potrebbe convincersi che la linea dura e nazionalista paghi di più per sostenere i repubblicani. Anche perché nel frattempo la Casa Bianca segue con grande interesse gli sviluppi politici in tutta Europa, con l'avanzare dei movimenti e partiti populisti un po' ovunque. Ma per il momento Washington e Bruxelles hanno deciso di dialogare.
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