BRUXELLES - "I valori fondamentali dell'Europa sono prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile. L'Ue esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l'Europa non sarà più in grado di garantirli avrà perso la sua ragione d'essere”. Lo scrive Mario Draghi nell'introduzione al suo rapporto sulla competitività redatto su incarico della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La produttività, sottolinea, "è una sfida esistenziale per l'Ue”. “L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale ‘e per l’Europa l’unico modo per diventare più produttiva è cambiare radicalmente", si aggiunge.
"L'Europa manca di concentrazione: articoliamo obiettivi comuni, ma non li sosteniamo fissando priorità chiare e non li sosteniamo con azioni politiche congiunte: per esempio, sosteniamo di favorire l'innovazione, ma continuiamo ad aggiungere oneri normativi alle imprese europee, che sono particolarmente costosi per le piccole e medie imprese”, ha aggiunto l’ex banchiere. “Più della metà delle pmi europee indica gli ostacoli normativi e gli oneri amministrativi come la loro più grande sfida", scrive ancora Draghi.
"L'Europa sta sprecando le sue risorse comuni, abbiamo una grande capacità di spesa collettiva, ma lo diluiamo in molteplici strumenti nazionali e comunitari, ad esempio, non stiamo ancora unendo le forze nell'industria della difesa per aiutare le nostre aziende a integrarsi e a raggiungere la scala”, si legge ancora. “Gli acquisti collaborativi europei hanno rappresentato meno di un meno di un quinto della spesa per l'acquisto di attrezzature per la difesa nel 2022, e non favoriamo le imprese europee della difesa competitive. Tra la metà del 2022 e la metà del 2023, il 78% della spesa totale per gli acquisti è andato a fornitori extra-UE, di cui il 63% agli Stati Uniti", spiega l'ex presidente della Banca centrale europea.
Nel rapporto si sostiene che “il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme" e per raggiungere gli obiettivi indicati nel rapporto Draghi "sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell'Ue nel 2023". "Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2% del Pil dell'Ue", si legge ancora.
"Per ottenere questo aumento sarebbe necessario che la quota di investimenti dell'Ue passasse dall'attuale 22% circa del Pil al 27% circa, invertendo un declino pluridecennale nella maggior parte delle grandi economie dell'Ue: tuttavia, gli investimenti produttivi nell'Ue non sono all'altezza di questa sfida", si legge nel testo redatto dall’ex premier italiano. "L'Ue può soddisfare queste esigenze di investimento senza sovraccaricare le risorse dell'economia europea, ma il settore privato avrà bisogno del sostegno pubblico per finanziare il piano: la Commissione europea e il dipartimento di ricerca del Fondo monetario internazionale hanno simulato scenari di una spinta sostenuta agli investimenti dell'Ue pari a circa il 5% del Pil, utilizzando i loro modelli multi-paese”, aggiunge ascnora.
I risultati, si sottolinea, “suggeriscono che investimenti di questa portata aumenterebbero la produzione di circa il 6% in 15 anni, poiché l'adeguamento dell'offerta è più graduale di quello della domanda, in quanto l'accumulo di capitale aggiuntivo richiede tempo, la fase di transizione implica alcune pressioni inflazionistiche, che però si dissipano nel tempo".
"Lo stimolo richiesto agli investimenti privati avrà un certo impatto sulle finanze pubbliche, ma gli aumenti di produttività possono ridurre i costi fiscali, se la spesa pubblica legata agli investimenti non è compensata da risparmi di bilancio altrove, i saldi di bilancio primari potrebbero temporaneamente deteriorarsi prima che il piano di investimenti eserciti pienamente il suo impatto positivo sulla produzione”, continua ancora l’ex banchiere. “Tuttavia, se la strategia e le riforme delineate in questo rapporto vengono attuate in parallelo, la spinta agli investimenti dovrebbe essere accompagnata da un significativo aumento della produttività totale dei fattori dell'Ue", nota Draghi.
Nel suo rapporto Draghi suggerisce anche che “se le condizioni politiche e istituzionali sono presenti, l'Ue dovrebbe continuare - basandosi sul modello del NextGenerationEu - a emettere strumenti di debito comune, che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza" europea.
Non è una questione di "attuare il rapporto o morire", ha aggiunto Draghi. "Più che altro direi attuare il rapporto o rassegnarsi a una lenta agonia", ha continuato. "L'immagine di una morte immediata è ingannevole, ci troveremo in uno scenario di una società che si riduce, anche dal punto di vista demografico, e vi faccio un esempio: il reddito disponibile negli Usa è raddoppiato negli utili 20 anni rispetto all'Europa e potrei continuare".
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