Europa
Giovedì 27 Settembre 2018
Digitale: Italia 27esimo Paese a siglare intesa Ue blockchain
Il governo italiano lancerà quindi un "fondo" ad hoc "al Mise" con la prossima finanziaria per sviluppare questa ma anche l'intelligenza artificiale (AI) e appunto l'internet delle cose, in sinergia con i fondi Ue.
BRUXELLES - L'Italia diventa il 27esimo Paese europeo a siglare la Partnership europea per la tecnologia blockchain, un sistema innovativo di crittografia che aumenta la sicurezza di tutte le operazioni svolte online, dalle valute virtuali come i bitcoin all'internet delle cose come auto connesse o la e-healt. Il governo italiano lancerà quindi un "fondo" ad hoc "al Mise" con la prossima finanziaria per sviluppare questa ma anche l'intelligenza artificiale (AI) e appunto l'internet delle cose, in sinergia con i fondi Ue che nei prossimi anni verranno mobilitati per questi obiettivi. E' quanto ha annunciato il ministro allo sviluppo economico e al lavoro Luigi Di Maio in occasione della cerimonia della firma della Partnership a Bruxelles, avvenuta con la commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel.
"Sono molto contento del fatto che l'Italia oggi entra ufficialmente nell'era della blockchain con l'adesione alla Partnership europea", un passo di grande "importanza" perché "è come se d'ora in poi ci fosse sempre un notaio invisibile ad assisterci e che ci difende da ogni fregatura", ha spiegato Di Maio, aggiungendo che questa tecnologia aiuterà anche a tutelare il 'Made in Italy' dalla contraffazione. L'iniziativa Ue, a cui Roma aveva già espresso l'intenzione di aderire sotto il precedente governo, è stata lanciata lo scorso aprile e a oggi, con la firma formale dell'Italia, conta 26 stati membri più la Norvegia. Questa prevede, entro fine anno, l'identificazione di una serie iniziale di servizi pubblici digitali transfrontalieri da sviluppare via l'infrastruttura Ue, definendone il modello di governance, le specifiche tecniche e le condizioni necessarie per metterle in atto. L'obiettivo è sviluppare standard europei comuni e l'interoperabilità, evitando così una frammentazione del mercato unico digitale con il ricorso a costose soluzioni nazionali una diversa dall'altra per fornire gli stessi servizi.
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