BRUXELLES - Zero tariffe sui vini e prodotti aromatizzati a base di vino. Protezione di indicazioni geografiche e marchi. Commercio senza introduzione di documenti e circolazione semplificata. Sono alcune delle condizioni indicate dal Comitato Ue delle imprese viticole (Ceev) e dalla sua associazione britannica il Wine & Spirit Trade Association (Wsta) che, giocando d'anticipo sui negoziatori della Brexit, indicano loro la strada da seguire per raggiungere un accordo di associazione vantaggio per le due parti. Una posizione che considerano fondamentale per i viticoltori europei (in primis Italia e Francia ndr), per evitare interruzioni nel commercio di vini tra le due sponde della Manica.
Il Regno Unito - sottolinea i Ceev - è il secondo più grande importatore mondiale di vino in volume e in valore, nonché un mercato significativo per i vini europei: muove ogni anno 2,8 miliardi (il 25% delle esportazioni di vino dell'Unione europea).
Altri aspetti chiave su cui i produttori concordano riguardano l'allineamento dei regolamenti sul vino, attraverso uno specifico allegato e la creazione di un comitato bilaterale del vino; provvedimenti per la futura governance; la definizione chiara sul funzionamento del confine Irlanda e Irlanda del Nord. Inoltre, l'introduzione di misure transitorie da dopo la fine del periodo di transizione è considerata una condizione sine qua non per evitare qualsiasi interruzione nel flusso del commercio di vino.
Il Ceev rappresenta oltre il 90% delle esportazioni Ue di vino e il Wsta oltre 300 aziende di produzione, importazione, vendita, esportazione, trasporto di vini e liquori nel Regno Unito.
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