Europa
Martedì 15 Gennaio 2019
Brexit: giorno del giudizio per accordo May, governo riunito
Le procedure di voto inizieranno poi alle 19 (le 20 in Italia) e l'esito è atteso entro una mezz'ora. I tempi sull'annuncio del risultato potrebbero tuttavia allungarsi fino a due ore circa a seconda degli emendamenti presentati.
LONDRA - Il governo britannico di Theresa May serra le file nel tradizionale consiglio dei ministri del martedì, riunitosi stamattina a poche ore dal voto di ratifica alla Camera dei Comuni sull'accordo raggiunto dalla premier Tory con Bruxelles sui termini dell'uscita dall'Ue. Le previsioni di una bocciatura sono unanimi, a meno di miracoli, ma i ministri insistono negli appelli ai deputati a far prevalere "l'interesse nazionale" e tentano di dare un'immagine di compattezza.
Nel pomeriggio il dibattito a Westminster riprenderà con un intervento dell'attorney general, Geoffrey Cox. E alle 18,30 locali sarà chiuso dalla May che - dopo gli appelli di ieri a "non tradire" la volontà popolare espressa nel referendum del 2016 - si prevede sia intenzionata a riproporre il suo accordo come l'unica garanzia concreta per attuare la Brexit: senza rischiare un ribaltone o un no deal. Le procedure di voto inizieranno poi alle 19 (le 20 in Italia) e l'esito è atteso entro una mezz'ora. Per molti osservatori, si tratterà solo di valutare la dimensione della sconfitta della premier.
I tempi sull'annuncio del risultato potrebbero tuttavia allungarsi fino a due ore circa, a seconda degli emendamenti che lo speaker dei Comuni, John Bercow, ammetterà allo scrutinio dell'aula prima del voto finale che conta, cioè quello sull'accordo May. Fra gli emendamenti possibili, è stato del resto già ritirato il più importante: quello promosso dal deputato laburista Hilary Benn per imporre una sorta di diritto di veto del Parlamento sull'ipotesi di una Brexit no deal (ossia senza accordo) in caso di bocciatura del testo proposto dalla premier. Benn ha deciso di rinunciarvi poiché nei giorni scorsi sono stati già approvati altri emendamenti in grado di creare ostacoli all'eventuale decisione del governo di procedere di default verso il no deal. Ma anche per evitare di ricompattare con una mozione antigovernativa troppo forte il gruppo conservatore e magari indurre una parte delle diverse decine di potenziali ribelli della maggioranza a riallinearsi per reazione all'esecutivo.
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