A Monaco gruppo contatto su Iran, entra anche Italia

La strategia europea mira a far pressione sull'Iran proprio per disinnescare innanzitutto le tensioni regionali. I segnali arrivati dal tavolo sono positivi. "Un ottimo primo passo nella direzione giusta", ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano.

MONACO - A Monaco, l'Italia fa il suo ingresso attorno al tavolo internazionale sull'Iran, partecipando alla prima riunione del gruppo di contatto europeo, con Parigi, Berlino e Londra. Da qui, dal format che a questo punto si chiama E4, dovrebbero partire gli impulsi per provare a fornire anche un contraltare alle mosse di Washington, che ha messo in dicussione l'accordo del 2015 sul nulceare. E anche sabato gli Usa, al vertice sulla sicurezza che si tiene ogni anno nel capoluogo bavarese, ha attaccato Teheran, mettendo in guardia tutti gli investitori internazionali con interessi nel Paese degli Ayathollah.

 

I segnali arrivati dal tavolo europeo sono, invece, positivi. "Un ottimo primo passo nella direzione giusta", ha affermato il ministro degli Esteri Angelino Alfano, commentando a margine dei lavori del summit. Da fonti diplomatiche trapela che la riunione è andata "molto bene" e che vi hanno preso parte i direttori degli Affari Politici di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna, il segretario generale del Servizio europeo per l'Azione esterna, e per l'Iran il viceministro Araghchi. Al centro dell'agenda, le questioni regionali, e in particolare il conflitto yemenita.

 

La strategia europea mira a far pressione sull'Iran proprio per disinnescare innanzitutto le tensioni regionali. "Dobbiamo far rientrare l'influenza destabilizzante della politica iraniana nella regione, e trovare delle soluzioni alla guerra in Siria e Yemen", ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, intervenendo al forum. "Solo così possiamo avere successo nel limitare l'egemonia iraniana nell'area", ha aggiunto, indicando i punti cardine della futura azione dei partner. Gabriel ha anche rivolto un appello agli americani, perché "non lascino fallire l'accordo sul nucleare". "Con i partner abbiamo raggiunto questa intesa, non vogliamo rinunciarci e non lo faremo".

 

Washington, che quest'anno ha inviato in Baviera il consigliere per la Sicurezza nazionale di Donald Trump, Hebert Raymond McMaster, non ha alleggerito i toni in questa circostanza: parte cruciale dell'intervento del tecnico all'assemblea è stato rivolto proprio contro Teheran. Con un appello forte anche agli investitori: "Chi investe in Iran deve sapere che finanzia i guardiani della rivoluzione, e con quei soldi li autorizza a continuare a uccidere". McMaster ha chiarito di non avercela solo con Pechino e Mosca, "anche Giappone, Corea del Sud e Germania fanno affari commerciali con l'Iran".

 

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