Orgoglio
meticcio

Leggo con immenso piacere su L’Eco di Bergamo l’articolo in cui si attesta che la «razza» di cane più amata dai bergamaschi in realtà non è una razza. Strano, vero? Già, perchè il cane più diffuso nella nostra provincia è il meticcio.

Un dato, se vogliamo, più che ovvio, basti pensare a quanti cuccioli, (nonostante le campagne di sensibilizzazione sulla sterilizzazione portate avanti dai vari enti animalisti) ancora oggi cercano casa, soprattutto nelle campagne e nelle valli. A questi vanno aggiunti i tanti esemplari adottabili nei canili e gli ormai tantissimi cani che arrivano con le staffette dal sud Italia o dai paesi stranieri grazie alle associazioni che si occupano di questo tipo di adozioni.

Perchè il «bastardino» ha così tanto successo? Il primo motivo è sicuramente di carattere economico: I meticci non costano ovviamente nulla se non l’iscrizione all’anagrafe canina e un eventuale piccolo contributo a favore di chi lo ha allevato nei suoi primi due mesi di vita, (e non trenta o quaranta giorni, lo ricordiamo). Inoltre c’è chi considera «immorale» spendere soldi per un esemplare di razza e chi, con grande nobiltà d’animo, preferisce adottare un ospite del canile, magari già con qualche annetto sulle spalle.

Ricordiamoci però che il meticcio non è un cane di serie B, e non deve essere nemmeno un ripiego a costo zero, perchè se è vero che viene regalato, è altrettanto un dato di fatto che dal giorno in cui entra nelle nostre case esso merita le stesse attenzioni del cucciolo proveniente dal miglior allevamento del mondo. Spese veterinarie, educazione, alimentazione, toelettatura e quant’altro devono essere messe comunque in preventivo.

C’è poi una questione assolutamente legata al cuore: più volte mi sono imbattuto in felicissimi proprietari di meticci che si erano già promessi a questa o a quella razza ma che più o meno casualmente si sono trovati in mano la fotografia o addirittura il cucciolo stesso, e ovviamente è scattata la fatidica scintilla.

Sbaglia poi chi considera il «bastardino» un semplice animale da compagnia in quanto non selezionato per uno scopo ben preciso come lo sono i «colleghi» di razza. Essi, a seconda delle loro innate attitudini o degli incroci da cui derivano, eccellono in mille attività, dall’agility dog alla ricerca olfattiva, dall’acquaticità all’impiego addirittura come cani da salvataggio o da terapia assistita.

Vi ho già raccontato attraverso questa rubrica la bellissima storia di Baloo, che dopo ben quindici anni di canile ha trovato casa e si tiene in esercizio divertendosi facendo la «tranquillity dog», e potrei ad esempio raccontarvi la storia di Oliver, meticcio di sette anni che con la sua conduttrice Claudia si è da poco «diplomato», e ora sono pronti per aiutare tante persone a ritrovare la gioia di un sorriso attraverso la pet therapy.

Ho scelto questi due esempi di meticci adulti o addirittura anziani per dimostrarvi che un «cane fantasia» vale proprio come tutti gli altri, figuratevi un cucciolo: le sue potenzialità sono praticamente illimitate, basta soltanto capire quale sia il suo talento.

Concludo con una scontata ma doverosa chiosa sull’amore incondizionato che sanno darci e che resta assolutamente incredibile, a prescindere dalla razza, dal colore del loro pelo (e della nostra pelle) e del nostro ceto sociale, e vi rimando al prossimo articolo con le bellissime parole che chiudono il film «Io e Marley»: «Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati. Un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido. Se gli dai il tuo cuore, lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone possono farti sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire così straordinario?».

Paolo Bosatra

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