Amici con la coda / Bergamo Città
Mercoledì 09 Novembre 2016
I cani e le marachelle
Quali «punizioni»?
Come comportarsi di fronte all’ennesimo dispetto del proprio animale.
Sconcertato dalla notizia riguardante l’utilizzo del collare elettrico da parte di un pensionato affinchè il suo cane smettesse di abbaiare, vorrei trattare il tema delle cosiddette «punizioni». Quante volte ci siamo chiesti come agire di fronte all’ennesima marachella del nostro amico a quattro zampe, dalla pipì in casa al mobile rosicchiato, dal furto fino, appunto, all’abbaio eccessivo. Le punizioni ci stanno, per carità, ma senza eccedere. Innanzitutto quando siamo di fronte al fatto compiuto, prima di reagire d’istinto, dovremmo analizzare la situazione e capire perché siamo arrivati a tanto: perché vi dico ciò? La ragione è semplice. Spesso alla base dei suoi comportamenti o dei suoi dispetti ci sono nostri errori di gestione, peraltro commessi in assoluta buona fede, che si reiterano quotidianamente, fino a degenerare in situazioni al limite dell’accettabile. Un esempio su tutti è il cane che cerca cibo da tavola arrivando ad arrampicarsi sulle gambe di chiunque, ospiti compresi. Uno schiaffo, un castigo cosa risolvono? Ben poco.
Facciamoci un esame di coscienza, se siamo arrivati a ciò è perché non siamo assolutamente in grado di gestire il cane e non gli abbiamo impartito una buona e semplice educazione di base. E la stessa cosa vale se di punto in bianco inizia a ringhiare a chiunque si avvicini al nostro letto. In questi casi la punizione fisica ha poco valore e rischia di innescare un meccanismo pericoloso. Non siamo leader credibili e alle nostre percosse il cane potrebbe anche ribellarsi. Rivolgiamoci quindi ad un buon istruttore cinofilo che ci aiuti a sbrogliare l’intricata matassa.
Quando allora ha senso una punizione fisica? Personalmente, anche come padre di due bambini (ed un terzo in arrivo...), credo che arrivare ad uno schiaffo sia più il modo di scaricare la nostra rabbia e frustrazione che un rimedio efficace e risolutivo. A maggior ragione è assolutamente insensata se impartita ad un cane che ha sbagliato in nostra assenza. Mi spiego: se fa i suoi bisogni in casa di notte e noi ce ne accorgiamo solo al mattino, portarlo davanti al misfatto e picchiarlo o, peggio ancora, spingergli il muso dentro sarà per lui solo un’umiliazione, uno spavento che potrebbe anche portarlo a non sporcare più in nostra presenza (ovvero anche in passeggiata). Il cane ragiona soprattutto sul principio dello «stimolo e risposta» e per associazione di idee, quindi punirlo per qualcosa che ha fatto due o tre ore prima per lui risulta quasi sempre incomprensibile. Diversamente va se lo «becchiamo» in flagrante, ad esempio mentre fa una bella buca in giardino; allora può avere senso punirlo interrompendo ciò che sta facendo. Ma anche in questo caso è proprio necessario ricorrere ad una punizione «fisica»? Be’, ci sono anche altre opzioni.
La prima è interrompere l’azione con un «No» secco e deciso. Se siete dei leader credibili spesso basta, ma dovete aver lavorato bene a monte fin dai primi mesi di vita. Una seconda possibilità è quella di produrre un rumore breve e forte che lo distolga dal misfatto. Si va dal battere forte le mani all’utilizzare qualcosa di molto più rumoroso come un cucchiaio che batte contro un coperchio di una pentola. Se dato di sorpresa e nel momento giusto, questo stratagemma può rivelarsi molto efficace, ma attenzione: continuare a ripeterlo può assuefare il cane, che inizierebbe ad ignorare quello che prima era un monito importante. Anche utilizzare lo «spruzzino» dell’acqua può servire, più che altro perché una punizione di questo genere è del tutto inaspettata.
Diversamente invece si tratta se dobbiamo intervenire nei confronti del cane «abbaione», allora si può optare per un «contro-condizionamento», portandolo gradualmente verso l’atteggiamento corretto. E’ un discorso un tantino complicato, ma provo a spiegarlo in poche parole: agendo sul meccanismo sopra citato dello “stimolo-risposta”, se il cane abbaia e gli diamo subito un premietto rinforzeremo l’abbaio, se invece lo chiamiamo verso di noi, gli mostriamo il biscottino e prima di premiarlo contiamo fino dieci (magari mettendolo seduto), rinforzeremo invece la calma. Se poi il cane abbaia per difesa territoriale e quindi vuole metterci sul «chi va là», dovremmo invece accompagnarlo verso lo stimolo e fargli capire che la situazione è sotto controllo. Avendo costruito una buona leadership nei suoi confronti, tutto ciò risulta efficace.
Come vedete si tratta di rimedi molto semplici e del tutto innocui. Sono comunque del parere che, essendo il cane un animale assolutamente sociale, la miglior forma di punizione sia un breve periodo di isolamento da noi. Per i nostri amici pelosi la cosa assume un significato importante: chi lo sta isolando è infatti il suo branco, e per un canide essere estromesso dallo stesso significa trovarsi consapevolmente nei guai. Da evitare assolutamente sono invece tutte quelle forme di punizione violente, come calci (peggio ancora se nelle parti basse), bastonate o altro che preferisco evitare di elencare. Come ho già avuto modo di scrivere in questa rubrica, sono assolutamente convinto che la violenza, anche se può sembrare efficace nell’immediato, porta sempre a conseguenze pessime, senza tralasciare il fatto che il maltrattamento di un animale è un reato punibile con una condanna che può arrivare sino a 3 anni di carcere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA