Amici con la coda / Bergamo Città
Mercoledì 09 Ottobre 2019
Ecco perché i cani
ci parlano con lo sguardo
Diciamocelo, dai, a chi non è mai capitato di lasciarsi «corrompere» dagli occhioni languidi del proprio amico con la coda?
Ebbene sappiate che quello sguardo irresistibile altro non è che il risultato di un’evoluzione che nel corso dei secoli ha modificato diversi aspetti tra cui ad esempio le sopracciglia e la posizione delle palpebre, con lo scopo di favorire la comunicazione con gli umani tramite una consona fisionomia.
A svelarlo è uno studio scientifico recentemente pubblicato sulla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences».
Basandosi su studi precedenti, la psicologa Juliane Kaminski dell’Università di Portsmouth, a capo di un team di ricercatori, ha confrontato i muscoli facciali dei cani con quelli del lupo grigio, da cui i nostri amici discendono, e in che modo, a differenza dei loro antenati, riescano a creare una sensazione di fiducia e simpatia.
Gli scienziati, utilizzando i corpi di quattro lupi e sei cani (nell’ordine un pastore tedesco, un labrador retriever, un segugio, un siberian husky, un chihuahua e un meticcio, tutti venuti a mancare per cause naturali) hanno così scoperto alcune differenze sostanziali.
Per esempio, il «levator anguli oculi medialis», cioè il muscolo posto sopra il bulbo oculare, è risultato quasi del tutto assente nei lupi e assai sviluppato nei cani, così come altri fasci di muscoli che hanno lo scopo di far muovere le sopracciglia verso l’alto e all’interno.
La Dott.ssa Kaminski sostiene che la diversa evoluzione dell’anatomia delle sopracciglia è collegata al processo di addomesticamento del cane, che vide le sue origini circa ventimila anni fa.
Sebbene non sia provato che possa utilizzare questi muscoli volontariamente per creare empatia, è più che palese che noi umani associamo quell’aspetto teneroso all’affettività che ha contribuito a fare del cane il nostro compagno per antonomasia.
Per intenderci, la capacità di mostrare una cospicua porzione bianca del loro bulbo oculare, è il frutto di una evoluzione anatomica, un “trucchetto” per rendersi più simpatici e affabili nei nostri confronti, grazie al fatto di rendere il loro sguardo davvero simile al nostro.
In futuro Juliane Kaminski condurrà ulteriori studi in materia includendo randagi di strada e razze primitive quali i levrieri.
*Educatore cinofilo professionista
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