Desensibilizzazione
Come fare con il cane

Quante volte mi capita di imbattermi in casi molto particolari in cui il solo percorso di educazione non basta!

Si tratta solitamente di cani che hanno sviluppato forme di iperfobie (persone, rumori ecc.) o di aggressività, per lo più nei confronti di altri cani. Se anche il vostro amico peloso rientra in questa casistica, non disperate, qualche rimedio esiste, e vale sicuramente la pena di tentare.

Innanzitutto è bene che sappiate che in queste situazioni un buon educatore cinofilo non fa tutto da solo, ma se lo ritiene necessario, chiede la consulenza di un medico veterinario comportamentalista, una figura determinante per risolvere le situazioni più delicate: si tratta di un medico veterinario specializzato in Medicina comportamentale, un etologo che ha alle spalle anni di studi scientifici in materia, e pertanto non sostituibile da un educatore, istruttore o quant’altro. Vi invito pertanto a diffidare da chi si definisce, in modo molto fantasioso e senza essere tale «comportamentalista o comportamentista», «esperto in comportamento animale» o addirittura «psicologo del cane»: non sono titoli credibili.

Ma cosa bisogna fare quando ad esempio un cane non va proprio d’accordo con i suoi simili? Di solito, prima di rivolgersi al veterinario comportamentalista, l’educatore cinofilo effettua un primo incontro da solo per poter fare il punto della situazione. Dopo un colloquio, meglio se a domicilio, con i proprietari in cui vi chiederà tutte le informazioni utili e dettagliate, dovrebbe proporvi di uscire in passeggiata per osservare gli atteggiamenti del cane. Nel caso in cui non ci fosse nulla di particolarmente preoccupante vi proporrà degli incontri di «desensibilizzazione» per cercare di riportare il vostro cane sui binari della normalità.

Di cosa si tratta? In pratica è un graduale avvicinamento ad un cane «neutrale» (il mio segugio Ambrogio è fenomenale per questo tipo di esercizi) attraverso una serie di procedure che mirano a gestire l’accrescersi della tensione del vostro cane. Ovviamente un ruolo importantissimo lo gioca il cane «neutrale», che deve essere molto tranquillo e assolutamente socievole, in grado di gestire bene non solo le proprie emozioni ma anche quelle del cane con cui sta avendo a che fare, utilizzando in maniera magistrale le posture e i segnali di pacificazione. Un cane tranquillissimo ma troppo remissivo al punto di evitare, anche in forma assolutamente passiva, il contatto con gli altri non può andare bene, perché il tutto si gioca sull’accettazione dell’altro e non sull’evitamento. Parimenti è inadatto anche un cane eccessivamente espansivo e giocherellone, in quanto si butterebbe all’istante sull’altro (con le migliori intenzioni, per carità…) con conseguenze disastrose per la riuscita del tutto.

Benchè qualcuno ne dica, non c’è secondo me nessun cane addestrato a fare questo ruolo, solitamente è un dono di natura. Tutti i cani, chi più chi meno, sanno utilizzare ed interpretare questi segnali, ma sono il carattere, spesso insieme all’accrescersi dell’età a fare la differenza. Ambrogio ad esempio ha dimostrato di essere perfetto per questo ruolo intorno agli otto anni.

Tornando alla pratica della desensibilizzazione, si comincia in un luogo aperto e neutro (un ampio parcheggio con poche auto o un prato senza altri cani intorno vanno benissimo), tenendo i cani al guinzaglio, morbido e non in tensione, l’uno su un lato e l’altro su quello opposto. Restando sul perimetro e sempre a grande distanza si passeggia su e giù, cercando di conquistare l’attenzione e gestendo la calma del cane poco socievole. ma attenzione, anche se avete un giardino grande come un campo da calcio, non utilizzatelo per questi scopi, non dimenticate che i cani sono animali territoriali!

Dopo aver camminato a distanza considerevole, è giunto il momento di accorciare le distanze, qualche passo l’uno verso l’altro, non di più, e si ricomincia daccapo con l’attenzione e la gestione della calma. È meglio dopo un poco fermarsi, e riprendere il lavoro di desensibilizzazione a distanza di qualche ora, se non di qualche giorno. Ricordiamoci che mai come in questi casi la fretta è davvero cattiva consigliera. Se uno dei cardini di questo lavoro è far leva sulla calma del cane, avere fretta di ottenere un risultato è davvero controproducente! L’obbiettivo è quello di arrivare alla tolleranza anche da vicino, quindi più ci avvicineremo, più dovremo stare attenti a ciò che il nostro cane sta comunicando attraverso le posture e i segnali del suo corpo. Il nostro compito sarà anche quello di aiutarlo a comunicare correttamente, facendogli fare ampie curve «calmanti» e richiamando il suo sguardo su di noi.

Nel caso invece di fobia sui rumori, il lavoro di desensibilizzazione è ovviamente diverso, ma ciò che non cambia è l’approccio con il problema, che non deve mai essere diretto, violento, ma sempre graduale, per piccoli passi. Anche e soprattutto in questi casi avvaletevi della collaborazione di un buon Educatore Cinofilo e del Veterinario comportamentalista.

Solitamente si comincia in casa, al sicuro, e ci si avvale dell’ausilio di speciali files audio che riproducono i rumori che più comunemente spaventano il nostro amico (petardi, tuoni, fuochi d’artificio), che dapprima vengono riprodotti a volume molto basso, premiando il cane se dimostra indifferenza, così come ovviamente dobbiamo dimostrarla noi. In questo caso il premio in cibo è anche una prezioso indicatore del suo livello di stress, fino a quando lo accetta possiamo contare sulla sua «collaborazione» e continuare l’esperimento alzando leggermente il volume, ma non appena smetterà di prendere i bocconcini smetteremo per riprendere dopo qualche ora o il giorno successivo.

Una volta raggiunto il massimo del volume con i files audio, possiamo continuare il nostro lavoro all’aperto, necessariamente in campagna, in quanto dovremo procurarci dei piccoli petardi (quelli che si acquistano in cartoleria per i bambini vanno benissimo) e, avvalendoci di un collaboratore che si metterà ben distante da noi (almeno un centinaio di metri) e farà scoppiare qualche petardino ad intervalli dapprima di almeno due minuti, per poi lentamente aumentare la frequenza. Tenendo il nostro cane al guinzaglio, verificheremo il suo stato di stress aiutandoci sempre con i bocconcini, pronti a sospendere il tutto al primo segnale di stress. Attenzione: in questo caso l’obbiettivo non sarà mai di arrivare a far scoppiare un petardo ad un metro di distanza dal cane, ma di ottenere una buona tolleranza almeno sugli spari a distanza.

Paolo Bosatra

Dog Trainer

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