Amici con la coda / Bergamo Città
Mercoledì 10 Aprile 2019
Cani, in città uno ogni sette abitanti
Ma sulle regole c’è poca conoscenza
Nella nostra regione Bergamo è tra i capoluoghi con il maggior numero di «fido» per famiglia. Lo scorso anno in provincia diversi episodi di aggressione. Massima attenzione al rapporto con i bambini.
Ogni anno si verificano fatti di cronaca riguardanti il comportamento non corretto degli animali d’affezione con responsabilità dei loro detentori. Nel 2018 sono capitati cinque casi di morsicature nella nostra provincia, ultimo dei quali a fine anno a Bagnatica dove un meticcio di media taglia ha azzannato, in una via pubblica del paese, un docile Cavalier King che era in braccio al suo proprietario provocando ferite a entrambi.
Ultimo fatto di cronaca è stato registrato nell’Alessandrino dove un Pitbull ha morsicato alunni e insegnanti nel cortile di una scuola. Diverse volte si assiste, anche lungo le strade cittadine e le piste ciclabili, a scene poco edificanti nelle quali i protagonisti sono cani di razze diverse: azzannamenti reciproci alla presenza di proprietari che facevano fatica ad allontanarli.
Nuovo rapporto tra cane e uomo
Negli ultimi decenni, come è evidente a tutti, è modificato lo stile di vita delle persone anche nei riguardi degli animali. Un tempo il cane era presente, per lo più, a guardia delle cascine in zone rurali a disposizione dell’agricoltore, ora acquistare e detenere un cane d’affezione di qualsiasi razza è diventata una cosa normale, anzi è diventata fa tempo una moda soprattutto in città: Bergamo ha il record lombardo insieme a Brescia e Mantova con oltre 16 mila esemplari (all’incirca uno ogni sette abitanti), in provincia invece sono oltre 235 mila quelli microchippati. Ma non sempre il proprietario/detentore possiede cognizioni e corrette informazioni necessarie per avere una buona convivenza con il proprio animale.
In questi anni sono stati eseguiti studi approfonditi da parte di esperti (medici veterinari) allo scopo di comprendere meglio il comportamento del cane e le tecniche per la sua educazione onde facilitarne la gestione e soprattutto la prevenzione dei rischi di morsicature, anche perché la normativa vigente coinvolge il proprietario in responsabilità civili e penali nei casi di situazioni problematiche. Il «cane domestico» proviene dall’addomesticamento del lupo. Per raggiungere l’obiettivo di una gestione equilibrata gli esperti partono da lontano: il cane domestico è il risultato di un lungo processo di addomesticamento del suo progenitore che era il lupo e questo è durato migliaia di anni durante i quali il «cane selvatico» ha modificato il suo comportamento (aumento della docilità, tolleranza e giocosità, diminuzione dell’aggressività, combattività e reattività) reso adatto alla convivenza con l’uomo, altrimenti veniva allontanato o ucciso. Successivamente il cane è diventato anche collaborativo e socievole verso le persone perdendo la diffidenza tipica dell’animale selvatico. Ora i cani guardano, ascoltano e seguono i loro proprietari creando con loro legami affettivi. Dunque, chi adotta una cane – riferiscono gli esperti – deve essere consapevole che esso diventerà un «gregario» (segue spontaneamente le indicazioni del proprietario e quindi ha bisogno di regole). Ma gli esperti mettono in guardia dal fatto che i cani hanno anche un istinto…predatorio (sfruttato per creare razze utili alla guardianìa di greggi e mandrie) in genere sollecitato da movimenti che fanno ricordare loro le «prede» (biciclette, motorini, gatti e anche bambini che corrono).
I consigli degli esperti
Un proprietario attento e informato innanzitutto sceglie la razza del cane adatta all’ambiente in cui lo farà vivere, darà al cane un’educazione adeguata e cercherà di soddisfare i suoi bisogni fondamentali (socializzare e fare esercizi quotidiani). Non esistono regole precise per quanto riguarda l’esercizio quotidiano, in generale per cani di piccola e piccolissima taglia bastano 3 passeggiate di almeno 20 minuti al giorno e un’uscita più lunga, per giocare ed esplorare. Per cani attivi e di taglia maggiore può essere necessario un minimo di 2 ore di esercizio al giorno. I cani che vivono o hanno libero accesso a un giardino devono essere comunque portati a passeggiare regolarmente, almeno 1 volta al giorno. Conoscendo il carattere del proprio cane il proprietario potrà prevenire situazioni che possono dar luogo a comportamenti pericolosi per le persone o per altri cani.
L’aggressività
I medici veterinari ricordano che i casi di aggressività pericolosa sono sempre preceduti da «campanelli d’allarme» i quali, per qualche motivo, non sono stati colti o interpretati nella giusta maniera, per esempio un ringhio quando si passeggia deve essere preso in considerazione in maniera seria, a meno che non si manifesti in inequivocabili situazioni di gioco, così come un comportamento minaccioso verso le persone e gli altri animali o comunque in tutti i casi in cui il cane manifesta paura eccessiva, sofferenza o sovraeccitazione. La convivenza tra cani e bambini può essere un’opportunità che va, però, gestita correttamente perché il bambino ha un rapporto differente con il cane a seconda dell’età. Comunque è bene - raccomandano gli esperti - non lasciare mai il cane da solo con un bambino.
Incolumità pubblica: le norme
Se da una parte esistono norme per la tutela degli animali d’affezione, esistono nel contempo norme per prevenire l’aggressività di alcune razze degli stessi animali d’affezione. Dopo alcuni episodi di aggressione da parte dei cani e di incidenti in ambito domestico, legati alla non corretta gestione degli animali da parte dei proprietari avvenuti nei primi anni 2000, erano state emesse dai ministri della Sanità, e poi della Salute, ordinanze (firmate dai ministri Sirchia nel 2004, Storace nel 2005 e Livia Turco nel 2006) intitolate «Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani», tutte basate su una black list di razze di cani potenzialmente pericolosi.
Cani pericolosi
Constatato che l’aggressività di un cane non è innata, ma dipende dal rapporto con l’uomo, allora perché si ritiene che esistano razze di cani pericolose? Alcuni sostengono che si tratti di cattiva fama dura da superare, per esempio a causa della fisicità (taglia e potenza fisica) o dell’aspetto più o meno minaccioso di alcune razze. Altri sostengono che sia stato l’uso improprio o addirittura criminale fatto dall’uomo su certe razze. A parte i Pitbull da combattimento, sono state segnalate dalla cronaca situazioni particolari anche da noi, per esempio l’utilizzo di razze come Pitbull e Rottweiler definiti «antipolizia» da parte di spacciatori di droga nei pressi della stazione ferroviaria di Bergamo per cercare di contrastare i controlli delle Forze dell’ordine. Sono passati ormai 14 anni dalle prime ordinanze, ma tuttora manca ancora una legge organica che disciplini tutta la materia. Dopo che gli etologi avevano indicato che l’aggressività di un cane non dipendeva dall’appartenenza o meno a una specifica razza, ma dall’educazione che riceveva dal proprietario e dall’ambiente in cui viveva l’animale, l’ordinanza del 3 marzo 2009, firmata dal sottosegretario Francesca Martini, faceva decadere il concetto della pericolosità della razza e introduceva divieti e obblighi da parte del proprietario.
I divieti
Non è possibile detenere un cane per compiere attività di addestramento che ne esalti l’aggressività, è vietata qualsiasi operazione di selezione o di incrocio di cani con lo scopo di svilupparne l’aggressività, sottoposizione di cani a doping, interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane o non finalizzati a scopi curativi, con particolare riferimento a recisione delle corde vocali, taglio delle orecchie, estirpazione delle unghie e dei denti, taglio della coda, vendita, esposizione ai fini di vendita e commercializzazione di cani sottoposti a interventi chirurgici.
Responsabilità e obblighi
Il proprietario deve attenersi a una serie di regole e obblighi tenendo conto che lo stesso proprietario è sempre responsabile del benessere e del controllo del proprio animale, pertanto risponde sia civilmente che penalmente dei danni o lesioni che questi arreca a persone, animali o cose. Il proprietario è obbligato a utilizzare sempre e in ogni luogo il guinzaglio di una misura non superiore a m 1,50 per i cani condotti nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico (fatte salve determinate aree per cani individuate dai Comuni) e di avere sempre con sé la museruola (rigida o morbida) da applicare in caso di potenziale pericolo, ad affidare il proprio animale solo a persone in grado di gestirlo, ad assumere informazioni sulle caratteristiche fisiche ed etologiche dei cani e sulle normative in vigore, a raccogliere le feci in ambito urbano ed avere con se strumenti idonei alla raccolta delle stesse.
Percorsi formativi e patentino
e attuali disposizioni derivano, oltre che dall’ordinanza del 3 marzo 2009 anche dall’ordinanza del 6-8-2013 e successive proroghe valide fino a oggi (l’ultima ordinanza è del 25 giugno 2018 che proroga di un anno le disposizioni fino al 29 agosto 2019) che, in sintesi, prevedono l’istituzione di «percorsi formativi» (con criteri definiti dal Decreto ministeriale del 26-11-2009) per i proprietari di cani con rilascio di specifica attestazione denominata «patentino» tramite corsi organizzati dai Comuni con l’Ats e gli ordini professionali dei medici veterinari, le associazioni veterinarie e le associazioni di protezione degli animali, la segnalazione del medico veterinario libero professionista ai Servizi veterinari della presenza di cani che richiedono una «valutazione comportamentale» in quanto impegnativi per la corretta gestione ai fini della tutela dell’incolumità pubblica con l’obbligo dei proprietari di cani di svolgere i percorsi formativi mediante appositi corsi.
Il registro dei cani morsicatori
I cani segnalati vengono iscritti nel Registro dei cani morsicatori e in caso di problemi di comportamento vi è l’obbligo di stipulare un’assicurazione di responsabilità civile e applicare contestualmente guinzaglio e museruola ai propri animali quando si trovano in aree urbane e in luoghi aperti al pubblico. Infine, giova segnalare la cosiddetta Legge europea 2017 che ha introdotto l’obbligo, dal 1° settembre 2018, di utilizzare da parte dei medici veterinari la ricetta elettronica per i farmaci veterinari per un uso responsabile degli stessi e quale strumento nella lotta contro l’«antibioticoresistenza».
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