Animali e stress
Quali conseguenze

L'interazione tra uomo ed animali domestici dura da millenni e ha attraversato varie fasi: basti pensare da una parte all'uomo, sterminatore di animali nocivi e dall'altra all'uomo che venera animali elevati al rango di dei. Tuttavia nella sua storia esiste un numero limitato di specie animali che hanno subito una evoluzione più strettamente correlata a quella umana: gli animali domestici.

Questi, che inizialmente costituivano, al pari di altri, fonte di nutrimento ottenuto tramite la caccia, sono progressivamente stati inseriti nell'ambiente più strettamente gestito dall'uomo stesso. Infatti, attraverso il lento e complesso processo di domesticazione tali specie sono state allevate (gestite cioè anche nella fondamentale funzione riproduttiva) dall' uomo, e con lui interagiscono ottenendo e fornendo reciproci vantaggi sempre più specialistici e differenziati; esempi sono le interazioni tra uomo ed animali da affezione e tra uomo ed animali di interesse zootecnico.

Gli animali 'da compagnia' pongono problemi talvolta collegati all'interazione con il singolo soggetto o gruppo umano, soprattutto in relazione alle capacità di adattamento reciproco; queste richiedono notevoli doti di conoscenza e comprensione delle caratteristiche percettive e reattivo-comportamentali degli animali, soprattutto in merito ai loro sistemi di comunicazione e alle loro modalità di apprendimento.

L'interazione tra uomo e animali domestici implica l'adozione di scelte che coinvolgono una serie di aspetti legati all'etica e alla bioetica, in particolare trattando di nuove tecnologie di allevamento e soprattutto dell'utilizzo di sistemi biotecnologici direttamente od indirettamente sull'animale. Infatti la responsabilità dell'uomo nei confronti degli animali allevati comporta che questi possano adattarsi adeguatamente, senza andare al di là di sforzi che, secondo criteri scientificamente accettabili, comportino eccessivo 'malessere', cioè stress troppo forte o persistente/cronico ('distress').

Anche questo aspetto è solo apparentemente riservato agli animali 'da reddito', su cui è ormai presente una notevole letteratura; infatti, forme di disadattamento e ‘distress' compaiono anche negli animali da affezione che, sebbene costantemente a contatto con il proprietario e con il nucleo familiare, sono stati finora meno oggetto di tali ricerche: ne sono esempi gli effetti delle frequenti 'incomprensioni' tra animali e proprietari, da cui spesso traggono origine disturbi comportamentali nell'animale, indicatori di stati di stress e dannosi per l'equilibrio del rapporto.

E' opportuno ricordare che con ‘stress' si intende una reazione fisiologica in risposta a pressioni ambientali o psicologiche, indicate come ‘stressori'. Essa è collegata ad una serie di modificazioni dell'organismo, quali innalzamento dei livelli di corticosteroidi e cambiamenti comportamentali. Nel concetto di stress alcuni autori ritengono di includere anche quello di ‘sofferenza' che, al di là della concezione tradizionale del dolore, significa ‘presenza di una varietà di stati soggettivi sgradevoli, acuti o cronici, che possono o meno avere correlati fisiologici e/o comportamentali. Resta comunque chiaro che esiste una stretta connessione tra disagio grave, disturbo dell'omeostasi psico – fisica e possibile somatizzazione.

Le tendenze reattive individuali, su base sia innata che appresa, determinano la maggiore o minore capacità di adattamento: per riuscire a studiare la reale situazione di adattamento di un organismo, e quindi anche individuare eventuali risposte di stress acuto e/o cronico e le loro conseguenze, è indispensabile utilizzare una serie di indicatori integrati da correlare tra loro, rappresentati dagli indicatori patologici, fisiologici, comportamentali e produttivi.

Un animale è in uno stato di scarso benessere quando i suoi sistemi fisiologici sono talmente disturbati da danneggiare le sue possibilità di sopravvivere e di riprodursi. I modelli di riferimento utilizzabili in questo caso si rifanno alle teorie sullo stress proposte inizialmente da Cannon (1914) e da Selye (1932; 1950) sull'attivazione dei due assi di risposta allo stimolo; le relazioni psico-neuro-endocrino-immunologiche nelle risposte allo stress sono estremamente complesse e coinvolgono tutte le strategie adattative dell'organismo. Un significato particolare assumono le caratteristiche etologiche, in quanto da un lato sono collegate all'evoluzione e quindi alla determinazione genetica di caratteristiche percettivo-reattive che rappresentano la risposta alle esigenze di sopravvivenza del singolo individuo e della specie, dall'altra indicano la capacità di 'apprendere per sopravvivere' e quindi di utilizzare l'esperienza, cioè di 'imparare', tramite processi più complessi rispetto a semplici associazioni stimolo-risposta riflessa.

La conoscenza del repertorio comportamentale (“etogramma”) specie-specifico, determinato dall'evoluzione filogenetica legata alla selezione naturale, e successivamente alla selezione genetica operata dall'uomo, è quindi fondamentale per evidenziare quelle reazioni che si discostano dallo stesso e di conseguenza identificare spie di ‘malessere' acuto o persistente (“distress”) che possono poi ripercuotersi in problemi più importanti fino a coinvolgere anche la capacità dell'organismo di contrastare gli agenti patogeni, quindi determinare l'insorgenza di patologie ‘condizionate'. I disturbi dell'omeostasi psico-fisica riconoscono spesso un'eziologia ambientale oltre che genetica, ed è nelle caratteristiche di interazione individuale con l'animale, che si può trovare l'origine di una serie di problemi e la possibilità di ridurli, o, meglio, di prevenirli.

Gli indicatori comportamentali infatti sono, oltre a quelli fisiologici e patologici, particolarmente utili anche nella valutazione dei livelli di benessere degli animali da compagnia. Questo aspetto è relativo soprattutto alla comparsa, come si è precedentemente accennato, di disturbi comportamentali, presenti con varie tipologie nel cane, che verranno trattati successivamente.

Dr. Jacopo Riva
PhD (behaviour) medico veterinario,
Specialista in Etologia applicata e benessere animale
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