Colorare i cani?
Insana consuetudine

Colorare gli animali è una moda tutta americana e da qualche tempo anche in Italia il manto di barboncini, maltesi o in generale dei cani bianchi viene colorato di azzurro e di rosa per la gioia di proprietari stravaganti.

Qualche giorno fa in una città della Lombardia una donna, che stava passeggiando in compagnia del suo barboncino, è stata fermata dai vigili e multata. Il motivo? Le zampe e la coda del cane erano dipinte di rosa. E come ha sottolineato il comandante dei vigili di quella città, l'articolo 59 del regolamento di Polizia Urbana vieta di «colorare o vendere animali dipinti artificialmente» e quindi l'intervento e la relativa ammenda sono stati necessari.

Colorare gli animali è una moda tutta americana e da qualche tempo anche in Italia il manto di barboncini, maltesi o in generale dei cani bianchi viene colorato di azzurro e nelle diverse tonalità del rosa per la gioia di proprietari stravaganti alla ricerca del diverso a tutti i costi. Ma c'è di più: dalla Cina arriva la nuova tendenza di dipingere il pelo di Fido per farlo assomigliare ad un animale selvaggio come una iena, un leone o una tigre; non ci sono regole o direttive, tutto è permesso e così la follia dell'uomo dilaga indisturbata senza alcun ritegno. A onore del vero sia in terra americana che in quella d'oriente, i colori utilizzati per «stravolgere» la natura dei nostri amici con la coda sono vegetali e quindi non pericolosi per la salute dei cani. Diverso il discorso per le tinte che contengono ammoniaca, che fanno invece malissimo e possono mettere in serio pericolo di vita del cane; inutile sottolineare che non dovrebbero mai essere utilizzate.

Ma il vero problema non è scoprire quale sia la tintura più giusta da usare, ma comprendere che cosa spinge una persona a snaturare il proprio animale. Un cane non è un oggetto, una persona, un bambino o un giocattolo e non serve per attirare gli sguardi della gente; in questo caso Fido diviene chiaramente un mezzo per soddisfare l'ego dei proprietari, che hanno qualche problema di autostima o di insoddisfazione nei confronti della propria vita. Così il cane «colorato» viene vissuto come una possibilità di rivalsa sulla società, un modo per essere al centro dell'attenzione e non essere più invisibile agli altri, dimenticando quello che invece è alla base del rapporto con gli animali (domestici e non) e cioè il rispetto della loro vita. Ma provate a spiegarlo ad uno di questi proprietari (io ci ho provato, ma senza successo), vi risponderà che il problema è di chi condanna questa pratica, perché non accetta il diverso e perché vive un'esistenza imprigionata da schemi rigidi, privato della giusta allegria per sperimentare cose nuove; e aggiungerà inoltre che il proprio cane non soffre e che, anzi, riceve molte più attenzioni degli altri cani non colorati. Follia? Inconsapevolezza? Irresponsabilità? Non ci sono risposte o ce ne sono troppe, ma tutto ciò è molto triste, perché questi individui ridicolizzano se stessi e il proprio cane. Se si ha voglia di portare un po' di pepe nella propria quotidianità, facciamolo personalmente e lasciamo stare gli animali. Buona riflessione.

Marco Bergamaschi

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