Le fusa del gatto
Stati emozionali

Una vecchia fiaba tedesca racconta che, per salvare il suo innamorato, una principessa fu costretta a filare diecimila matasse di filo in un mese. Lavorò giorno e notte incessantemente e alla fine ci riuscì, ma non ce l'avrebbe mai fatta senza l'aiuto dei suoi gatti.

Una vecchia fiaba tedesca racconta che, per salvare il suo innamorato, una principessa fu costretta a filare diecimila matasse di filo in un mese. Lavorò giorno e notte incessantemente e alla fine ci riuscì, ma non ce l'avrebbe mai fatta senza il prezioso supporto dei suoi gatti.

Così, per ricompensarli, la principessa donò loro una scatola di velluto contenente le «fusa», cioè il suono prodotto dai fusi del filatoio quando girano; e da quel giorno i gatti non se ne separarono più. Amo da sempre questa fiaba, che racconta in maniera romantica uno dei misteri più affascinanti del gatto: le fusa, quel tipico rumore simile ad un sordo brontolio, emesso dai gatti attraverso la contrazione ritmica del diaframma e della laringe.

Le fusa rappresentano una vera e propria forma di comunicazione, che comincia fin dalla nascita: mamma gatta fa le fusa durante il parto per inviare segnali calmanti, così come quando allatta e rappresentano pertanto uno dei primi «dialoghi» tra mamma gatta e i suoi piccoli.

A loro volta i gattini emettono le fusa dopo qualche giorno la nascita e per la gatta sono un segnale che indica che tutto sta andando bene; anche durante lo svezzamento continua a fare le fusa per aumentare il senso di sicurezza nei piccoli e per comunicare loro rilassatezza e tranquillità. E quando li pulisce o gioca insieme a loro, non smette di emettere il dolce suono, che diventa inequivocabilmente la modalità comunicativa principale con la quale interagire con il mondo esterno.

Ecco perché questo meccanismo permane anche nell'età adulta e si manifesta nei confronti degli uomini e degli altri animali. Molta gente crede che il fare le fusa sia legato esclusivamente a momenti piacevoli, in realtà non esprimono solo emozioni positive come gioia o buon umore, ma anche altri stati emozionali come paura e sofferenza.

Ricordo ancora qualche anno fa un gatto, portato al gattile perché il suo padrone era deceduto, rannicchiato nella cuccia, che faceva le fusa. Non era certamente sereno, anzi il contrario, ma le fusa lo aiutavano a stare meglio e a trovare un proprio equilibrio. Sono in pochi a saperlo ma le fusa hanno dei notevoli effetti positivi a livello psico-fisico sui nostri amici: oltre ad fungere come calmante, contribuiscono a migliorare la circolazione dell'aria nell'apparato respiratorio e la circolazione del sangue in tutto il corpo. E quindi il gatto, quando ne ha bisogno, le usa come «auto medicamento». Salutatemi i vostri amici con la coda.

Marco Bergamaschi

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