Quotidiano Energia - Il Consiglio di Stato accoglie, sebbene ai soli fini di una veloce fissazione del merito, il ricorso presentato dalla Regione Sardegna contro la sentenza del Tar del 26 settembre 2022 e sospende gli effetti del Dpcm sulle infrastrutture considerate strategiche per la decarbonizzazione dell’isola. Con ordinanza pubblicata l’11 novembre e disponibile in allegato, il CdS fissa al 23 febbraio 2023 l’udienza per la discussione dell’appello nel merito.
In particolare, il CdS scrive nell’ordinanza che “considerata la delicatezza delle questioni controverse, che investono aspetti cruciali dell’attuazione del ‘Piano nazionale integrato per l’energia e il clima-Pniec 2019’ e dell’approvvigionamento energetico della Regione Sardegna”, ritiene “che le esigenze cautelari rappresentate dalla Regione Sardegna risultano adeguatamente soddisfatte mediante la sollecita fissazione dell’udienza di discussione”, stabilita appunto per il 23 febbraio.
“Abbiamo intrapreso un percorso per difendere a tutti i costi la nostra autonomia energetica e continueremo a farlo, forti delle nostre ragioni che oggi vengono ascoltate e riconosciute anche dai giudici di appello”, commenta il presidente della Regione, Christian Solinas. Il Dpcm, prosegue, “non tiene minimamente conto degli svantaggi strutturali che derivano alla Sardegna dalle condizioni insulari e, in palese violazione del principio di uguaglianza, con una evidente disparità di trattamento tra i Sardi e gli altri italiani, ci obbliga a sostenere costi dell’energia in media più alti del 30% rispetto al resto del Paese”.
“Su questi principi, recentemente riconosciuti anche nella Carta Costituzionale, abbiamo fondato i nostri motivi di impugnazione contro un provvedimento unilaterale, piovuto dall’alto, che non ha consentito alla Regione di avere voce in capitolo. Il pronunciamento del Consiglio di Stato ci dà modo di poter discutere la questione nel merito e di far valere le ragioni dei sardi, nella speranza di trovare con il nuovo Governo in carica spunti di riflessione comune e di intesa che non potranno comunque prescindere dai diritti irrinunciabili dei Sardi”, conclude il presidente Solinas.
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